Inizio dal ripiano più alto della libreria, dove ci sono libri già letti o che non mi è ancora venuta voglia di leggere. Guardo le copertine, di quasi tutti mi ricordo dove li ho acquistati e se li ho già letti o, almeno, sleggiucchiati. Ripiano dopo ripiano recupero anche i libri doppi che un tempo ho comprato perché sapevo che prima o poi li avrei regalati a una persona che avrebbe saputo apprezzarli. Sono molti più di quanti non immaginassi e ne sono davvero felice. Poi scelgo libri letti che non leggerò mai più e inizio a preparare un borsone che diventerà una o più scatole e questi libri finiranno in una piccola biblioteca di un paese romagnolo. Mi piace immaginare che questi libri potranno avere una nuova vita e nuovi occhi. Ammucchio poi un metro cubo di dispense, fotocopie e quadernoni A4 dei tempi dell’università: scienze politiche, sociologia, economia politica, senza indugio finiscono nel cassonetto della carta. Insieme ai due eserciziari con la copertina arancione di micro e macro economia che sono stati un incubo ricorrente. Sarei ancora in grado di fare quegli esercizi? Forse sì, ma che importanza ha? Via, via! Butta, butta! Ah che soddisfazione! Era davvero parecchio tempo che non mi arrampicavo in cima alla libreria, sapevo che ci avrei trovato un po’ di polvere che, nonostante non tutti siano d’accordo, è la migliore amica dei libri e del tempo. La polvere è solo vita che si è frantumata, briciole dei nostri discorsi e dei nostri passi, immagini di giorni perduti di cui non sapremo e non abbiamo mai saputo assolutamente nulla. È bello consegnare all’oblio quei giorni appena evocati da quei quaderni, dagli appunti con la mia grafia giovanile molto più panciuta e tondeggiante. Non ho paura dell’oblio, non ho paura perché nulla è davvero perduto per sempre. Come da bambina credevo che esistesse il paradiso delle cose e degli oggetti, che non sono proprio la stessa cosa, adesso so che esiste non un paradiso dei giorni perduti ma un’immensa Biblioteca gemella di quella di Babele, lì i giorni se ne stanno ben allineati come libri di una stessa collana e sono solo i colori delle copertine e i nomi a dire se sono stati giorni buoni o cattivi per chi li ha vissuti.
Quel che resta nelle
pagine
Finisce
la tua mano dove
finisce
il sogno, per questo
non
arrivi a prendere quel
volume
che stavi cercando.
Era
un giorno arancione, vivo
e
caldo nonostante gli anni,
nonostante
fosse un giorno
d’autunno
come questo.
Un
giorno in cui è bello stare
chiusi
in casa, cuocere le castagne
sul
fuoco e respirarne il profumo.
Se
aprirai quel libro ne sentirai
l’aroma,
perché è proprio
questo
il segreto, ogni giorno
ha
un diverso profumo, non
solo
un diverso colore. Ricorderò
domani
come sarà stata questa
domenica
di fine ottobre? Ricorderò
il
cielo grigio e basso, il freddo,
il
silenzio e ricorderò i libri in
compagnia
della loro polvere e
degli
sguardi giovani che li hanno
percorsi.
Un po’ di noi resta nelle
pagine
un po’, un poco soltanto.
Adesso
che sto scrivendo la Cronaca mi rendo conto di essere stramazzata dalla
stanchezza, quindi continuerò domani, adesso vado a leggere un libro nuovo, una
storia di fantasmi, o almeno credo.
Oggi
è domenica 31 ottobre del secondo anno senza Carnevale e questa Cronaca 602 è
vestita proprio da fantasma, invisibile agli occhi, mi fa venire un brivido
lungo la schiena se mi avvicino troppo.