domenica 31 gennaio 2021

Cronache dall’anno senza Carnevale/329: le storie sono sempre le stesse, millennio dopo millennio, ma non sono mai uguali

 


Sono tornata a casa con un ricco bottino stasera: un sasso bianco e una foglia sempreverde di alloro. Quando passeggio nella città silenziosa, nelle vie del mio quartiere, è sempre difficile trovare frammenti di mondo interessanti, ma qui nel giardino ai piedi delle Montagne della Nebbia è talmente facile che scelgo con cura, rinuncio ai pezzi più belli con la promessa di tornare a prenderli durante una nuova passeggiata.

La foglia era ancora attaccata al suo cespuglio, lungo la recinzione occidentale del giardino e l’alloro ha ridacchiato quando ho staccato la foglia.

Il sasso, invece, l’ho trovato sulla riva del ruscello che attraversa il bosco e che, d’estate, è uno dei miei rifugi preferiti. Avevo già parlato numerose volte con il sasso bianco e avevo ascoltato la sapienza antica diffondersi intorno e raccontare vecchie storie a chi si fermava.

 

La pietra bianca e i sognatori

 

Era un uomo non molto

giovane, arrivò correndo e

si tuffò nelle acque verdi

come se le anime dell’inferno

lo stessero inseguendo. Cadde

e non si rialzò, se non dopo

istanti lunghi come le primavere

che lo avevano aspettato. Gridò

quando emerse da quelle acque

e implorò, implorò di avere indietro

il suo corpo, implorò di potersi

materializzare in questo mondo

una volta almeno, una volta ancora.

Era spaventato il fauno dalle

sembianze umane, spaventato al

punto che non sapeva di esserci

riuscito ad avere ancora quel corpo

che aveva amato. Quando si addormentò

al sole, caddero i frutti rossi dai rami

e bisbigliarono le foglie. Le giovani

ninfe vennero ad ammirare quella

bellezza che respirava al ritmo del

vento e la più ardita tra loro gli si

lasciò cadere accanto e si

addormentò con lui. Le altre

capirono di doverli lasciar stare

e i due innamorati dormono

ancora accanto al ruscello verde

e io, la pietra bianca, sono custode

del loro sonno e raccolgo i sogni

che maturano come i frutti e li

custodisco per chi vuole ascoltarli.

 

Vi starete chiedendo perché ho portato con me la pietra bianca e perché ho fatto un simile gesto che lascia indifesi gli addormentati.

Me lo ha chiesto la pietra stessa e staremo insieme solo per un giorno, loro si sveglieranno e potranno attraversare il bosco, scegliere se restare in questa dimensione insieme, conoscersi con occhi umani, perché solo in sogno si sono incontrati.

Domani, quando torneremo sulle rive del ruscello, rimetterò la pietra bianca dove l’ho trovata. Se i sognatori saranno tornati, ricominceranno a mostrarle i sogni, se saranno ancora nel bosco, saranno i fili d’erba a sussurrare nuove storie che arrivano dai luoghi umani.

Storie che sono sempre le stesse, millennio dopo millennio, ma non sono mai uguali.

Questa è la Cronaca 329 di domenica 31 gennaio del secondo anno senza Carnevale. La pietra bianca e i sognatori, poesia fiabesca, l’ho scritta con la vera pietra bianca accanto a me sullo scrittoio.