venerdì 15 gennaio 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/313: forse quello che conta è solo andare e nella solitudine immaginare

 

Sto chiusa nelle case come una chiocciola nel guscio, scrivo, lavoro, leggo e guardo. Lascio correre i pensieri, inseguo i ricordi, riscopro volti dimenticati e luoghi dove vorrei tornare. Di solito riesco a farmi bastare le mie immaginazioni e la scrittura che ne scaturisce.

Ma non oggi, oggi sento nel corpo la voglia di andare, di andare da qualunque altra parte. Di prendere la macchina e di partire.

Comunque andare, canta Alessandra Amoroso e oggi mi sento proprio così e una canzone mi rappresenta, come quando ero ragazzina e oscillavo tra Claudio Baglioni e Fabrizio de André; i Genesis e i Beatles.

Così oggi guardo e ascolto su Youtube il video e mi immagino a guidare una delle vecchie auto con cui ho esplorato l’Europa ed è di nuovo l’immaginazione a darmi rifugio in un’epoca in cui il corpo è costretto a non muoversi.

Se anch’io che ho un’anima monacale e un’inclinazione a una vita di studio e contemplazione, provo sofferenza per questa prigione invisibile che è il virus, come si sentiranno milioni e milioni di persone, soprattutto i giovani, costretti all’immobilità? Male, è ovvio, perché noi umani siamo animali migranti, abbiamo gambe e piedi fatti per camminare, non per stare seduti davanti a uno schermo dieci ore al giorno. Eppure è quello che noi occidentali facevamo comunque già prima della pandemia e il mondo non lo esploravamo più attraverso i nostri sensi, ma sempre mediati dallo schermo di uno smartphone.

Così mi viene da pensare che questa pandemia sia perfettamente in linea con lo spirito del tempo, perché senza tutta questa tecnologia saremmo allo sbando e perduti, ancor più impotenti.

Le notizie che arrivano dal mondo sembrano indicare una crescita costante di nuovi contagi e di morti, mentre le vaccinazioni crescono lentamente. L’immagine che mi viene in mente è un’onda di tsunami che si avvicina e noi che stiamo cercando di innalzare una barriera con sacchi di sabbia mezzi vuoti, ma non possiamo non farlo.

Faccio fatica, faccio fatica oggi a stare ferma, così me ne vado in cima alla collina di Solsbury, che ho momentaneamente posto ai piedi delle Montagne della Nebbia, con Peter Gabriel, c’è un video molto bello che è un montaggio di varie performance dal vivo di Solsbury Hill e lui attraversa molte età della sua vita, e ascolto le sue parole:

 

“vedevo le luci della città

soffiava il vento, il tempo era sospeso

un’aquila volava via nella notte

uno spettacolo da osservare

venne vicino, udii una voce

che mi fece tendere allo spasimo

non avevo scelta, la dovevo ascoltare

non credevo a quello che mi veniva detto

dovevo solo affidarmi all’immaginazione

mentre il cuore batteva a mille”.

 

Ogni scelta è arbitraria, ogni scelta taglia via tutte le alternative che non abbiamo preso in considerazione e determina come proseguiremo la nostra vita.

Sento che siamo sull’orlo di un cambiamento epocale, continuo a fantasticare che il virus sparisca e torni da dove è venuto e ci lasci riprendere il corso delle nostre vite, fuori dagli smartphone e dai collegamenti.

Quando sento che qualcosa sta per accadere vado a riascoltare vecchie canzoni, una in particolare In the Air Tonight di Phil Collins, con un testo molto duro, ma che mi riporta in mente l’atmosfera di quel lontano mese di settembre in cui l’ho ascoltata per la prima volta, mentre tutto stava per cambiare nella mia vita.

Cosa accadrà, dunque? Continuo a chiedermelo e le risposte arriveranno inaspettate, arriveranno forse dalla poesia.

 

Forse quello che conta è solo andare e nella solitudine immaginare

 

Forse non era la regina a

dover restare, forse bastava

immergere le mani nella

fonte e portare l’acqua sino

al viso, forse dovevamo ancora

camminare con la faccia nel

sole e non chiedere riparo alle

ombre, ma sfidare la luce a

farci affilati e veri. Forse camminare

è l’unica risposta, non importa se

in una fredda mattina di gennaio o

in una più invitante mattina di ogni

altra stagione. Forse la regina si è

addormentata accanto alla fonte e

lì dormirà sino al nostro ritorno.

Forse quello che conta è solo andare.

 

Questa è la Cronaca 313 del secondo anno senza Carnevale e oggi è venerdì 15 gennaio. Forse quello che conta è solo andare e nella solitudine immaginare, è una mia poesia inedita che ho scritto oggi pomeriggio.

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