sabato 23 gennaio 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/321: cammino per cercare la tana della volpe e un filo trasparente di nebbia e gelo viene con me

 



Un giorno nuovo è un libro non ancora scritto, l’alba è una copertina dal colore mutevole che cambia stagione dopo stagione.

Ogni giorno speriamo che il suo svolgimento non sia solo il lento srotolarsi di parole, luoghi e volti noti, ogni giorno vorremmo che il nuovo facesse irruzione.

Sentiamo ancor più questo desiderio in questo inizio del secondo anno di pandemia e il nuovo, ciò che prima non c’era o non faceva parte delle nostre vite, arranca e soffoca.

Dobbiamo continuare ad aspettare, per questo accolgo con gratitudine questo giorno che sarà simile ai 320 che l’hanno preceduto e guardo la copertina polverosa, grigio tenue e inframmezzata dai segni lasciati dai rami nel cielo chiaro.

Le pagine della mattina sono intessute di conversazioni che sono nuove e già questo giorno prende una piega diversa, un formato del libro non ancora sfogliato.

Ascolto la fontana, l’acqua e poi la pioggia che ne copre il rumore. I pensieri si adeguano ai suoni che giungono dall’esterno.

 

Un filo trasparente di nebbia e di gelo

 

Una voce che ripete le stesse parole,

una voce che ascolto in silenzio, anche

se il canto mi è noto, se la caduta è

vicina. Ha voce di gelo questa giornata

e l’acqua ha voce di sogno. Tutto è

avvolto in una coltre densa, tutto

quel che resta di ieri è un filo da

tenere saldo e sperare che ci sia

tu, all’altro capo, che mi stai cercando.

 

Filo e tesso i minuti con le parole, ascolto molto e non parlo. Sono così belle le voci umane, mi piace sentir parlare di libri e di stile, di letteratura e di scrittori. Anche uno scambio come questo, a distanza, nutre questo giorno invernale che scende lieve verso la dimora finale di tutti i giorni che l’hanno preceduto. L’eternità è un letto ampio e caldo, i giorni non la temono e anche noi dobbiamo immaginare come sarà il tempo allora, quando non ci saranno giorni e ore a farci da barriera.

 

Cammino per cercare la tana della volpe

 

Sono piccoli i passi dell’inverno

quando un’altra stagione reclama

lo spazio per il suo prossimo arrivo.

La stagione fredda è l’unica che

si muove per forza di levare. Strappa

le foglie ai rami, la luce al giorno, ad

alcuni uccelli toglie il canto, ad altri

anche il volo e la terra lontana oltre

il mare è l’unico cielo davvero amato.

Si presenta così l’inverno, spoglio e

rude, ci sfida a sentire il mondo

nonostante il gelo. Ci sfida anche

la pioggia ad accompagnare la sua

voce fredda e noi andiamo, noi

andiamo seguendo le tracce

verso le tane e troveremo rifugio

proprio in fondo alla radura e

la volpe ci accoglierà nonostante

la nostra voce, che è un sibilo nel vento,

una preghiera che sta ancora cercando

Dio, e sale verso il tramonto privo

di rondini e di stelle, in alto, dove

Dio si nasconde e noi ci inginocchiamo.

 

Ora il pomeriggio ha terminato di scrivere le ore quiete, sono stata bene, ancora a parlare di lingue e di stile. Posso affidarmi alla notte e continuare a scrivere poesie, che sono la mia preghiera, il mio desiderio e la mia immaginazione.

Questa è la Cronaca 321, scritta sabato 23 gennaio del secondo anno senza Carnevale. Le poesie sono inedite e sono zampillate dalla mia penna come l’acqua della fontana.

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