domenica 3 gennaio 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/301: dove gli angeli non cantano, è l’acqua a raccontare l’amore

 


Non scriviamo storie solo perché cerchiamo la verità in compagnia del nostro piccole lume, scriviamo storie soprattutto per il piacere di scriverle e poi di leggerle.

 

Fu così che Falena e Cicala si incontrarono durante un tramonto d’estate, poco prima che Falena, giovane e vezzosa, uscisse a caccia e Cicala, che aveva cantato tutto il giorno si ritirasse sul suo ramo rifugio.

Non sappiamo di preciso come accadde, ma sappiamo che fu Cicala a notare i bei disegni sulle ali di Falena e che attirò la sua attenzione alzando ancora un po’ il tono della sua voce.

Non si era mai visto che due creature così diverse, una notturna e l’altra diurna, riuscissero a comprendersi e a passare insieme ogni giorno quegli istanti bagnati di luce che separano il giorno dalla notte.

Il segreto del loro amore era proprio quello, l’attrazione per la luce. Mentre Cicala alzava i suoi altissimi gloria verso il cielo azzurro e le nuvole, Falena riusciva solo a intravedere gli ultimi bagliori del giorno e si lasciava attrarre, correndo grandi pericoli, ogni giorno dalla luce di lampade e candele.

Non so se sia stata la mia lampada estiva in terrazzo, non so se siano state le luci delle candele, ma Falena arrivava ogni sera a contendere lo spazio aereo intorno a noi con i pipistrelli, così come Cicala doveva alzare la voce verso il tramonto, quando erano le rondini a uscire e a rubargli il Teatro del Mondo.

Sapevano l’estate scorsa Falena e Cicala che il loro amore sarebbe durato solo i mesi della luce? Certo che no, non potevano saperlo, come nessuno di noi sa quando l’amore arriva e ci sconvolge come un vento improvviso, come un lupo curioso.

Ho trovato Falena aggrappata alle imposte di legno del soggiorno, era intatta, perfetta, sembrava dormisse e solo minuscole lamelle di ghiaccio ricoprivano il bordo delle ali. Mi piace pensare che si sia addormentata ascoltando il canto di Cicala e sognando di poter passare con lui almeno una di quelle gloriose giornate estive, ancora.

Non sappiamo quando la nostra stagione inizierà e ancora meno quando finirà. Siamo attratti dalla luce quanto Falena e Cicala, ma abbiamo compreso, durante l’anno senza Carnevale, che non dobbiamo rifuggire l’ombra, che l’ombra va cercata e protetta quanto la luce. Senza luce l’ombra non esiste, come noi non saremmo visibili. Ed è grazie alla luce che la nostra ombra prende consistenza e popola il lato inferiore del mondo. E a volte anche il lato infero di noi, che siamo come angeli caduti in cerca di una possibile redenzione.

 

Dove gli angeli non cantano

 

L’unica voce che sento oggi è

il chiocchiolio dell’acqua nella

fontana, dove il gelo si è

ritirato e aspetta una nuova

discesa verso di noi per imparare

come impadronirsi del mondo.

Ma non è l’unico figlio della Natura

che ci contende la vita su questa

terra. Aspetta, come aspettano

le api addormentate nell’alveare,

aspetta, come aspettiamo noi,

qui, in fondo al giardino, mentre

ascoltiamo l’acqua che canta dove

gli angeli non osano più farlo.

 

 

Oggi è domenica 3 gennaio del secondo anno senza Carnevale, e questa è la Cronaca 301. A dire il vero sembra domenica da tre giorni ed è una sensazione piacevole. Dove gli angeli non cantano è una mia poesia inedita che ho scritto ascoltando il canto della fontana che mi ha riportato all’estate e mi ha raccontato la storia d’amore, l’eterna storia d’amore tra Falena e Cicala.

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