domenica 10 gennaio 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/308: se la prosa è una casa, la poesia è un uomo in fiamme che la attraversa correndo

 



È silenziosa questa casa e confortevole, profuma di arance e mandarini, di incenso verde e di legna bruciata nel camino. È ordinata questa casa e con la sua solida presenza dà ordine al mondo.

L’architettura della prosa ha un ordine logico che è possibile smontare e rimontare. Scegliere la voce narrante, il punto di vista, il narratore, la prima o la terza persona, il tempo presente o l’imperfetto, il destinatario del racconto, la struttura in capitoli, paragrafi e scene. L’ordine del tempo è stabilito dallo scrittore, così come i personaggi, i loro nomi e le biografie.

A questo proposito è interessante leggere come procedeva Irène Némirovsky che “ha spiegato spesso che, prima di iniziare a scrivere, riempiva interi quaderni di dati biografici su ogni singolo personaggio - la fase che lei definiva la «vita anteriore del romanzo». Poi rileggeva, censurando e commentando, ed esprimendo appassionanti riflessioni sul suo mestiere di scrittrice”.

La struttura narrativa si può scomporre e ricreare e ogni storia ha un ingresso, altre stanze, una cantina, un tetto e molte, molte finestre. Vediamo come ne scrive Alice Munro:

“Una storia non è come una strada da seguire... una storia è più come una casa. Entri e rimani lì per un po', vai avanti e indietro e ti fermi dove ti piace e scopri come la camera e i corridoi sono in relazione tra loro, come il mondo esterno cambia per essere visto da queste finestre. E tu, il visitatore, il lettore, cambi proprio per lo stare in questo spazio chiuso, che può essere ampio e semplice o pieno di curve tortuose, scarsamente o riccamente arredato. Puoi tornare indietro ancora e ancora, e la casa, la storia, contiene sempre più di quello che hai visto l'ultima volta”.

Torniamo adesso all’immagine dell’uomo in fiamme che attraverso il titola di questa Cronaca. È stata la poetessa Anne Carson a dichiarare durante un’intervista del 30 ottobre 2016 al quotidiano The Guardian a dare la sua personale definizione di poesia: “If prose is a house, poetry is a man on fire running quite fast through it. Se la prosa è una casa, la poesia è un uomo in fiamme che la attraversa correndo”.

Un uomo in fiamme in questa citazione, una donna in fiamme e un uomo solo all’Hotel Supramonte di Fabrizio De André, un Ritratto della giovane in fiamme nell’omonimo film della regista Céline Sciamma. E ancora “se io fossi fuoco, brucerei il mondo” di Cecco Angiolieri e “viver ardendo e non sentire il male” di Gaspara Stampa.

Tutte queste immagini risplendono tra le fiamme del camino e io sento che la poesia è davvero questo fuoco che arde ma non brucia, che corre attraversando la casa del nostro essere e ci mostra con la rapidità che le è propria, quanto la sua genesi sia al contempo opera della folgore e opera della brace.

Sì perché la poesia arriva da una folgorazione e ci consuma in un istante e ci arriva dal calore di un fuoco riacceso ogni mattina dopo la quiete della notte. Ma l’uomo in fiamme non può fermarsi, deve correre per consegnarci l’urgenza della poesia e affermare ogni giorno che la casa c’è ancora, che l’abbiamo costruita e che l’abitiamo anche quando siamo nel mondo dei sogni, notte dopo notte.

 

Come saranno ricordati questi giorni

 

Custodisci queste ore brevi che

si affacciano sul mattino e si

rallegrano di essere arrivate là

dove approdano i resti del

naufragio notturno.

 

Custodisci la fiamma chiara

di questo giorno che si eleva

contro il cielo e risponde con

una risata al tuo richiamo, alla

tua voce che nessuno conosce.

 

Custodisci il silenzio della neve e

gioisci di ogni caduta e di ogni

riparo. Torneranno la luce e

il fuoco dove ora dimorano

ombra e cenere.

 

Custodisci il segreto delle

mie parole e falle tonde per

i giorni di tempesta, così che

l’acqua scivoli e falle lisce

per i giorni di sole, così che

il piede non si ferisca.

 

Sii testimone e amico

di questi giorni che

il futuro dirà come se

fossero un unico, infinito

giorno di tristezza e dolore.

 

La Cronaca 308 è figlia di domenica 10 gennaio del secondo anno senza Carnevale. La poesia Come saranno ricordati questi giorni è inedita e l’ho scritta oggi, nel corso di una giornata d’inverno, uguale e diversa da ogni giornata d’inverno. Di seguito l’originale della citazione di Alice Munro, frammento dell'introduzione alle Selected Stories riportata da Maria Popova nel suo bellissimo sito brainpickings.

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