giovedì 30 settembre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/571. Viaggiare su ogni confine del mondo, tracciare la mappa dei nostri sentimenti

 



Come si riconoscono i confini nel deserto se la linea è solo una teoria di granelli di sabbia?

Come possiamo sapere dove finisce il mare e dove inizia il cielo sul filo dell’orizzonte?

E che ne è stato di quel confine sulle rocce, soprattutto ora che la prima neve è caduta?

E noi siamo del mondo e nel mondo o la nostra pelle è confine tra noi e il mondo, tra noi e l’altro? Un confine è un confine anche quando è invisibile, può essere dentro di noi o fuori di noi, è ciò che ci distanzia dal mondo e ci definisce nel mondo.

Quando non ci sono altre mappe da tracciare, ma intuiamo che ci siano terre ancora inesplorate, ecco che possiamo scrivere Hic sunt leones e fermarci al di qua, dove la terra è nota e dove non verremo assaliti da belve feroci. Tracciare confini e violarli per andare a caccia, per depredare le terre altrui, pare che sia una delle attività predilette dalla nostra specie. Chi ha dominato politicamente il mondo negli ultimi due secoli ha tracciato confini col righello, insostenibili nella realtà. Chissà se qualche viaggiatore ha mai camminato su tutti i confini del mondo. Quanti chilometri saranno? Sarebbe possibile fare questo viaggio in questi non-luoghi tracciati per spartire, dividere, confinare? Sarebbe possibile vivere senza confini? Forse in una favola, non certo in questo mondo, non certo in questo tempo. Ora che tutto è stato mappato, che abbiamo mappe satellitari e fotografiche pressoché perfette, può continuare il mondo a essere un luogo interessante e misterioso? Per fortuna sì, perché è l’esperienza individuale di ciascuno che definisce un mondo e i confini. E dobbiamo averne fatto esperienza. Dobbiamo averlo veduto di persona o in immagini e video per farcene un’idea. Forse basterebbe anche un racconto, ascoltato seduti accanto a un fuoco per avere un’idea di un luogo remoto e desiderare di andare a conoscerlo. La pandemia ha moltiplicato in noi questo desiderio e ha scavato abissi nei ricordi dei viaggi fatti e nel rimpianto di quelli che non abbiamo potuto fare.

 

 

Chiamare per nome ogni rosa

 

Mi muovo sempre tra

due linee immaginarie:

una segna il passato,

l’altra il futuro. Una traccia

la nostalgia, l’altra il desiderio.

Sono parallele queste

due linee, ma basta quel

piccolo scarto dell’immaginazione

per tornare o andare, per

dire io o pronunciare il tuo

nome. Solo l’amore varca

i confini senza lasciare

traccia, perché non li

vede, perché non li sente.

E tu, e io, siamo vicini

in queste parole amorose

che chiamano per nome

ogni stagione, ogni rosa.

 

 

 

Oggi è giovedì 30 settembre del secondo anno senza Carnevale e ho sistemato il cassetto dove tengo le cartine geografiche, ho ripercorso gli itinerari di alcuni grandi viaggi compiuti nel passato e mi è venuta questa idea folle che sarebbe bello fare un viaggio ripercorrendo tutti i confini del mondo. Questa Cronaca 571 ha già lo zaino in spalla e scarpe comode, la lascio partire, voglio proprio vedere dove mi porterà.

1 commento:

BARBOT ha detto...

Belles réflexions, émouvante et belle poésie, et merci au Carnaval qui s'est effacé devant ces chroniques inspirées par les vents des quatre horizons.