mercoledì 1 settembre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/542. Da qualche parte saremo seduti insieme, in silenzio

 


 

 

“C'è una casetta da qualche parte, circondata da verdi rami di cedro, dove stiamo mangiando biscotti d'avena con miele, intingendoli tre volte nel nostro tè per buon auspicio. Da qualche parte sono seduta con te in silenzio”.

 

Questa piccola casa è in riva a un lago, ci siamo arrivati ognuno da una strada diversa. Non è importante da quanto tempo la casa fosse vuota, forse non ci siamo mai stati, forse l’abbiamo solo sognata. Tu hai portato i biscotti, io il miele e il tè nero che tanto ti piaceva. Il lago è silenzioso, ancora non sono esplosi i colori d’autunno, le poche foglie che non muteranno colore, sono quelle del cedro che ombreggia la veranda della casa. Se fuori la temperatura è ancora piacevole, la casa è rimasta chiusa e all’ombra per troppo tempo. Faccio cambiare l’aria nelle tre stanze, metto il bollitore sulla stufa e accendo il camino. La luce intorno alla casa è dello stesso colore del miele. Il sentore del fumo, il profumo del tè, l’aroma del miele, le ombre dei bambini che corrono nel prato tra la casa e l’acqua, tutto grida nostalgia in queste ore. Ma è una nostalgia dolce che cerca il silenzio, non la nostalgia dell’assenza, quella che ci divora e non lascia scampo al futuro. Ti guardo mentre sei girato verso una delle finestre, sì sei proprio tu, riconosco il tuo profilo, la linea del collo e quella del naso, la barba che adesso porti più corta. Mentre metto i biscotti su un piattino decorato con fiori blu, tu prepari il tè e lo versi nelle tazze che avevamo lasciato qui millenni fa, l’ultima volta che ci siamo stati. Sono due tazze spaiate, una è decorata con un gatto nero seduto, l’altra con un tralcio di rose barocche. Nessuno deve averle usate, ci sono altri servizi di porcellana che non abbiamo mai visto. Prendiamo il primo biscotto e lo intingiamo tre volte nel tè scuro e bollente, come abbiamo imparato a fare da bambini. Vorrei dirti tante cose, spiegarti perché non sono mai tornata, ma sento che tu sai già tutto e che non cerchi spiegazioni e scuse. E neanche io voglio spiegazioni o scuse da te. Il tempo passato è passato, lontani siamo stati, come due nuvole che sono state portate via da venti diversi. Ma ora che i nostri passi hanno trovato la strada, possiamo stare vicini e non parlare. Ci guardiamo negli occhi e tutto il tempo scivola nel fondo delle tue pupille. Siamo ritornati, sempre ritorneremo. Da qualche parte sarò seduta con te in silenzio, da qualche parte ci saranno altre case, altre tazze e altre mani che serviranno il tè. Ma in questo luogo dove forse siamo davvero stati, o che abbiamo solo sognato, in questo luogo, noi saremo per sempre insieme, in bilico sulla stagione che muta, sulla soglia del freddo che cerca nuovi miracoli e nuovi prodigi, molto diversi da quelli che abbiamo già visto. Ritorna quando vuoi, ritorna se puoi. La Casa delle Parole la trovi anche in riva al mare, nel cuore della notte, sulla soglia del giorno nuovo, sulla soglia di un desiderio. Da qualche parte sarò seduta con te in silenzio, sorrideremo.

 

Questa cronaca 542 di mercoledì 1° settembre nasce dalla lettura di un frammento di Phoebe Wahl che ho letto su Facebook nella pagina di Robyn Gordon, che posta parole e immagini meravigliose. Di seguito il testo originale.

 

 

"There is a little house somewhere, surrounded by green cedar boughs, where we are eating oatcakes with honey, dipping them in our tea three times for good luck. Somewhere I am sitting with you in stillness".

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