sabato 25 settembre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/566. Gli alberi muti e spogli consolano le stelle che non trovano più le foglie con cui conversare

 



Ogni passo risuona sul selciato, è un rumore regolare, una passeggiata d’autunno, fatta così, senza pretese. Mi fermo a guardare oltre le cancellate che nascondono i giardini e un silenzio diverso accoglie il mio sguardo. I secoli si mostrano nella pietra della fontana e l’acqua ritorna nella vasca come se la sua origine non fosse il cielo, ma la terra. A ogni respiro ci muoviamo in un diverso spazio e il tempo sventola su di noi come un aquilone la sua coda di bandierine colorate. Anche il cielo mostra una coda di nuvole, grigie su grigio e non lascia spazio ad altro che a questo cielo che copre l’azzurro, anche se noi sappiamo che è sempre lassù, oltre le nuvole. Ci protegge questo cielo dalla malinconia autunnale, perché ci spinge oltre il giardino e la fontana, ci spinge verso il nostro giardino e la nostra casa che ancora aspetta il ritorno degli amici.

 

 

 

La mancanza non è perdita,

è solo un cielo coperto di nuvole

 

 

Ogni risveglio è un ritorno

dalla terra senza nome

dove abitano i sogni, dove

abitiamo noi ogni qual

volta ci fidiamo del sonno

e ci abbandoniamo a questa

avventura che ci fa smarrire

e poi ci riporta dove il tempo

è una freccia ordinata che

scorre in avanti, mentre noi

avremmo preferito restare

in compagnia dei nostri cari

che nella coda di quella freccia

respirano ancora la stessa aria

e sorridono e le loro voci sono

allegre e senza nostalgia.

La mancanza non è perdita, è

solo un cielo coperto di nuvole.

 

 

 

Quando arriviamo a casa la luce filtra da vetri che sembrano azzurrini e verdi, una luce fredda perché non c’è il sole e le foglie sembrano ancora sugli alberi. Ma noi sentiamo nelle ossa e nel sangue che tutto sta per accadere, che tutto arriverà a compimento e lasceremo la terra al suo riposo invernale e gli alberi muti e spogli a consolare le stelle che non trovano più le foglie con cui conversare. Mentre io e te possiamo parlare in ogni momento, anche nella distanza, basterà un solo pensiero e sentirò la tua voce cara che mi chiama e mi sorride.

 

Anche in questo sabato 25 settembre del secondo anno senza Carnevale, ho scritto una Cronaca, la numero 566, fatta di poco, di parole, di cielo invisibile, di stelle senza consolazione.

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