domenica 19 settembre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/560. Scrivo, anche quando la pioggia gioca a nascondino con le nostre intenzioni



Una domenica mattina ventosa e fredda, un giorno di pioggia in una Milano che sembrava Trieste. Poi il calore di una bella casa piena d’amore, libri, colori e belle fotografie. Le ore sono passate parlando e ascoltando di libri non ancora finiti, ma che lo saranno. Profumi di altri luoghi e di altri tempi si sono mescolati: un sugo di zucchine e pomodorini, un tè allo zafferano, l’Iran e Cuba evocati da immagini e racconti. Lo spirito di Hemingway che aleggiava intorno a noi chine sui quaderni.

Poi è uscito il sole, e la giornata è diventata calda e luminosa, l’ultimo colpo di coda dell’estate, mentre le parole nuove si affiancavano accanto a quelle già scritte e le intenzioni di futuri racconti prendevano posto nelle pagine via via sempre meno bianche.

 

Uno spazio vuoto per le nostre parole

 

Mi dico “scrivi” quando anche

la pioggia gioca a nascondino

con le nostre intenzioni. Scrivo

per non distrarmi, scrivo per

tenere ferma l’ombra anche

quando siamo in volo, scrivo

per imitare l’onda e rispondere

alla sabbia che parla per conchiglie

e stelle marine ancora addormentate.

Dal cielo si specchiano quelle che

non toccheranno mai il mare e

sono invidiose delle sorelle che

ci vivono nel mezzo. Scrivo anche

per il giardino, perché non dimentichi

lo splendore delle rose nella

loro ultima fioritura e custodisca

questo spazio vuoto come se fosse

un sacrario per il loro profumo e

le nostre parole.

 


Ecco che è passata un’altra bella giornata di fine estate che ho condiviso con Elisabetta, Simone e Giorgia, Rita e Ilaria, Martina, Roberta e Francesca. Ricorderemo, un giorno ricorderemo come sarà stata la luce di queste ore di domenica 19 settembre del secondo anno senza Carnevale e della sua Cronaca 560, ventosa, arruffata e pensierosa, come le rose che non possono sapere ancora che la stagione è quasi finita.

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