sabato 27 febbraio 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/356: i ricordi di un’altra primavera

  


L’aria ha radici profonde che affondano nelle stelle, così come il cielo affonda le proprie radici in ogni acqua in cui può specchiarsi. Sono tutte invisibili le radici, celate dalla luce e dalla terra, connettono i mondi celesti a quelli terrestri e danno nutrimento alle immaginazioni e ai sogni.

Fanno nodi le radici e sussultano quando le vogliamo recidere o srotolare. Ci sono radici che custodiscono i frutti che saranno e radici sapienti nei giorni della solitudine, quelli in cui sarà ancora più importante sapere chi siamo.

Qui sul pianeta che chiamiamo terra, da oltre un anno una pandemia inarrestabile tiene inchiodata nelle case la metà della popolazione mondiale. Si cercano espedienti per far capire il livello di pericolosità del virus e oggi la città silenziosa è tornata a essere arancione. Così, decido di andare nelle terre ai piedi delle Montagne della Nebbia. Porto con me tutte le radici, le radici si portano appresso, libri, sapori, fotografie, sprazzi di cielo, lembi di ricordi.

La memoria non è un cassetto ordinato dove andare a recuperare ciò che è stato. La memoria è uno scrigno dove tutto sta alla rinfusa e ogni volta che lo apriamo, lo sguardo cade su qualcosa di diverso. Non sono mai uguali i nostri ricordi, arrivano come le onde marine, respirano, si acquietano solo a riva e poi ritornano nel grande mare del passato.

 

Primavera, un’invocazione

 

Ascolto quel respiro che credevo

noto, lo ascolto e non riconosco

neanche una sillaba. Sale il vento

di maestrale e confonde le rive

col cielo e così smettiamo di

avere un punto di riferimento e

ne scopriamo altri dieci a ogni passo.

La memoria è un palazzo, uno scrigno,

è quel cassetto. La memoria è quel

refolo di vento che accompagna questi

nostri giorni dove restiamo appesi alle

prime luci dell’alba e imploriamo che

la primavera ritorni.

 

Un anno è tanto tempo contato qui, sul pianeta azzurro. Ora abbiamo iniziato a doppiare i compleanni e il vento soffia ancora come se fosse la Siberia il nostro luogo. Come se potessimo avere ancora l’idea di un luogo cui appartenere, un luogo nel futuro, per i giorni che saranno, per la chiara luce della stagione bella.

Oggi è sabato 27 febbraio del secondo anno senza Carnevale. Primavera, un’invocazione, l’ho scritta per questa Cronaca 356.

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