lunedì 8 febbraio 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/337: andare in luoghi scelti dalla penna e dal silenzio, solo poi dalla ragione

 


Pensiamo di essere soli quando scriviamo, ma la scrittura ha un compagno indivisibile, un gemello siamese che è impossibile separare, un co-autore che ne è condizione primaria.

Parlo del tempo, tutta la scrittura ne viene forgiata, plasmata e formata. Il passato vince sempre, perché ogni scrittura viene dal passato, luogo dell’origine e del ritorno. Possiamo anche scrivere del futuro, immaginarci in un tempo che sarà, ma sono i fili del passato che stiamo tirando. E li tiriamo nel nostro presente, istante dopo istante e poi, come scintille, lasciamo che vadano a illuminare la pagina o il nostro cielo.

Con questi frammenti in testa cammino e cammino tra la città non più silenziosa, luogo principale delle mie storie, e la terra ai piedi delle Montagne della Nebbia, dove mi piace costruire, Cronaca dopo Cronaca, un luogo dove potermi rigenerare insieme alle parole e ai libri, intenzioni realizzate di altri scrittori che portano il loro passato nel mio presente.

 

Il gelo che assedia la corteccia è assedio della parola stessa

 

Così come i nomi nascono

dai nomi, così nascono queste

nostre storie, istante dopo

istante. Mi fermo a osservare

il mio albero bellissimo che

ombreggia la finestra nelle

giornate estive e la scherma

anche con la nudità dei rami

nella stagione fredda. Anche

se sono in casa, al riparo, sento

quel freddo che assedia la corteccia

e vorrei proteggere i germogli che

intravedo dalle indecisioni del

vento settentrionale. Ma

l’albero mi rassicura, accadrà

ciò che è necessario e il tempo

scenderà su di noi e saremo di

nuovo nello stesso mosaico,

turchese e quarzo, azzurrite,

a ognuno il posto agognato,

all’albero la sagoma nel cielo

e la promessa di non andare

in luoghi che non siano stati

amati o scelti prima dalla

penna e dal silenzio, solo

poi dalla ragione.

 

Torno nella Casa delle Parole e tutto è come deve essere, la zuppa bolle sul fuoco della stufa, nel camino bruciano ciocchi tagliati l’estate scorsa. Convoco le ombre a questa tavola spoglia, è con loro che spezzerò stasera il pane.

Oggi è lunedì 8 febbraio del secondo anno senza Carnevale, la poesia è inedita e l’ho scritta per questa Cronaca 337.

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