Pensiamo di essere soli quando scriviamo, ma la scrittura ha un compagno indivisibile, un gemello siamese che è impossibile separare, un co-autore che ne è condizione primaria.
Parlo del tempo, tutta la scrittura ne viene forgiata,
plasmata e formata. Il passato vince sempre, perché ogni scrittura viene dal
passato, luogo dell’origine e del ritorno. Possiamo anche scrivere del futuro,
immaginarci in un tempo che sarà, ma sono i fili del passato che stiamo tirando.
E li tiriamo nel nostro presente, istante dopo istante e poi, come scintille,
lasciamo che vadano a illuminare la pagina o il nostro cielo.
Con questi frammenti in testa cammino e cammino tra la
città non più silenziosa, luogo principale delle mie storie, e la terra ai
piedi delle Montagne della Nebbia, dove mi piace costruire, Cronaca dopo Cronaca,
un luogo dove potermi rigenerare insieme alle parole e ai libri, intenzioni
realizzate di altri scrittori che portano il loro passato nel mio presente.
Il gelo
che assedia la corteccia è assedio della parola stessa
Così come i nomi nascono
dai nomi, così nascono queste
nostre storie, istante dopo
istante. Mi fermo a osservare
il mio albero bellissimo che
ombreggia la finestra nelle
giornate estive e la scherma
anche con la nudità dei rami
nella stagione fredda. Anche
se sono in casa, al riparo, sento
quel freddo che assedia la corteccia
e vorrei proteggere i germogli che
intravedo dalle indecisioni del
vento settentrionale. Ma
l’albero mi rassicura, accadrà
ciò che è necessario e il tempo
scenderà su di noi e saremo di
nuovo nello stesso mosaico,
turchese e quarzo, azzurrite,
a ognuno il posto agognato,
all’albero la sagoma nel cielo
e la promessa di non andare
in luoghi che non siano stati
amati o scelti prima dalla
penna e dal silenzio, solo
poi dalla ragione.
Torno nella Casa delle Parole e tutto è come deve essere,
la zuppa bolle sul fuoco della stufa, nel camino bruciano ciocchi tagliati l’estate
scorsa. Convoco le ombre a questa tavola spoglia, è con loro che spezzerò
stasera il pane.
Oggi è lunedì 8 febbraio del secondo anno senza Carnevale,
la poesia è inedita e l’ho scritta per questa Cronaca 337.
Nessun commento:
Posta un commento