Possiamo camminare e camminare, creare la nostra mappa
della città o del giardino, ma sarà una mappa racchiusa nei nostri occhi che
non potrà contemplare tutti i labirinti che i luoghi custodiscono e, spesso,
tengono nascosti.
Se cerchiamo di comporre una mappa delle stelle il
percorso sarà ancora più arduo perché il nostro occhio non sa riprodurre la
vastità del cielo e la numerosità delle stelle.
Le mappe sono per la terra e i labirinti segnano l’indicazione
di una via. Entriamo in un labirinto non tanto quando iniziamo un percorso o un
cammino. Al labirinto si accede quando una frattura ha intaccato il tempo
umano, quando una relazione, d’amore, di parentela o d’amicizia, finisce e noi
portiamo via la maggior parte di ciò che siamo e solo un po’ di ciò che siamo
stati in quella relazione. La memoria condivisa non resta tutta con noi, noi
sapremo solo una parte della storia, rivedremo e sentiremo in noi solo
frammenti e mai più l’intero.
Il
cammino è un madrigale che ha parole d’aria
Ecco ho imboccato il labirinto già
molto tempo fa, ho intravisto da
che parte era l’uscita, ma sono
tornata sui miei passi perché ancora
non avevo finito di graffiarmi le braccia
contro i rami e ferire i piedi sulle pietre
affilate che segnano il cammino. Devo
arrivare al centro e poi tornare indietro,
là dove regna l’ombra più splendente e
dove la luce è nera per non trarci in
inganno. Il centro sembra vuoto
quando si inizia, ma è solo l’angolo
distorto della nostra abitudine a rendere
reale questo primo inganno. A volte sembra
che nel centro si possa trovare un labirinto
di minori dimensioni, a volte stracci e
foglie cadute. A volte un canto che sale
dal cielo e scende dalla pietra. A volte
è uno sguardo amato che ci indica questa
nuova direzione e soffiano i venti, soffia
un madrigale che ha parole d’aria e
ancora, molti pensieri. Quella tristezza
d’acqua giacerà nella fontana e noi gireremo
intorno alla sfera che è il centro dove
siamo diretti e il luogo che crea l’uscita
dal labirinto. Invisibile agli occhi, ma
non ai nostri passi.
Immagini opera dell’ingegno umano, la natura che offre
spunti per rinforzare le nostre intuizioni, le parole degli altri che diventano
frecce e creano simboli che ci guideranno. Oggi ringrazio le persone che ho
incrociato in questo attraversamento e Chiara Mirabelli, Ivan Carlot e Marialuisa
Damini per essere stati sempre con noi in tutto il tempo del nostro percorso.
Oggi è giovedì 18 febbraio del secondo anno senza
Carnevale. Il cammino è un madrigale che
ha parole d’aria è inedita e l’ho scritta questa sera per la Cronaca 347.
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