giovedì 18 febbraio 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/347: per arrivare al centro e poi tornare indietro, bisogna disegnare la mappa del nostro labirinto

 



Possiamo camminare e camminare, creare la nostra mappa della città o del giardino, ma sarà una mappa racchiusa nei nostri occhi che non potrà contemplare tutti i labirinti che i luoghi custodiscono e, spesso, tengono nascosti.

Se cerchiamo di comporre una mappa delle stelle il percorso sarà ancora più arduo perché il nostro occhio non sa riprodurre la vastità del cielo e la numerosità delle stelle.

Le mappe sono per la terra e i labirinti segnano l’indicazione di una via. Entriamo in un labirinto non tanto quando iniziamo un percorso o un cammino. Al labirinto si accede quando una frattura ha intaccato il tempo umano, quando una relazione, d’amore, di parentela o d’amicizia, finisce e noi portiamo via la maggior parte di ciò che siamo e solo un po’ di ciò che siamo stati in quella relazione. La memoria condivisa non resta tutta con noi, noi sapremo solo una parte della storia, rivedremo e sentiremo in noi solo frammenti e mai più l’intero.

 

Il cammino è un madrigale che ha parole d’aria

 

Ecco ho imboccato il labirinto già

molto tempo fa, ho intravisto da

che parte era l’uscita, ma sono

tornata sui miei passi perché ancora

non avevo finito di graffiarmi le braccia

contro i rami e ferire i piedi sulle pietre

affilate che segnano il cammino. Devo

arrivare al centro e poi tornare indietro,

là dove regna l’ombra più splendente e

dove la luce è nera per non trarci in

inganno. Il centro sembra vuoto

quando si inizia, ma è solo l’angolo

distorto della nostra abitudine a rendere

reale questo primo inganno. A volte sembra

che nel centro si possa trovare un labirinto

di minori dimensioni, a volte stracci e

foglie cadute. A volte un canto che sale

dal cielo e scende dalla pietra. A volte

è uno sguardo amato che ci indica questa

nuova direzione e soffiano i venti, soffia

un madrigale che ha parole d’aria e

ancora, molti pensieri. Quella tristezza

d’acqua giacerà nella fontana e noi gireremo

intorno alla sfera che è il centro dove

siamo diretti e il luogo che crea l’uscita

dal labirinto. Invisibile agli occhi, ma

non ai nostri passi.

 

Immagini opera dell’ingegno umano, la natura che offre spunti per rinforzare le nostre intuizioni, le parole degli altri che diventano frecce e creano simboli che ci guideranno. Oggi ringrazio le persone che ho incrociato in questo attraversamento e Chiara Mirabelli, Ivan Carlot e Marialuisa Damini per essere stati sempre con noi in tutto il tempo del nostro percorso.

Oggi è giovedì 18 febbraio del secondo anno senza Carnevale. Il cammino è un madrigale che ha parole d’aria è inedita e l’ho scritta questa sera per la Cronaca 347.

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