martedì 9 febbraio 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/338: camminare e parlare, essere vicini, essere lontani

 


 

Oggi ho parlato a lungo, durante l’incontro organizzato con l’associazione Apriti Cielo, dell’amicizia tra le scrittrici Virginia Woolf e Katherine Mansfield che non mi stanco mai di leggere e rileggere.

Il loro mondo è stato catturato prima dall’unicità del loro sguardo e poi dalle loro parole. Se le scene della Mansfield mi fanno a pensare a una Polaroid, quelle della Woolf sono dei campi lunghi. Entrambe hanno doti straordinarie e le vite difficili che hanno vissuto, hanno contribuito, a rendere così nitida la loro scrittura che non invecchia mai.

Dai diari e dalle lettere di entrambe è possibile comprendere i termini dell’amicizia e della gelosia che di tanto in tanto le prendeva, ma era soprattutto la Woolf a provare invidia, Katherine fu l’unica scrittrice verso la quale provò questo sentimento. Insieme al rimpianto, dopo la sua morte, di non averla più come lettrice, come parte di quel “pubblico di due persone” che insieme costituivano.

Tanto ci sarebbe da scrivere ancora e, forse, lo farò.

Voglio chiudere questa Cronaca 338, di martedì 9 febbraio del secondo anno senza Carnevale, con una poesia che ho scritto qualche anno fa e che appartiene alla raccolta Un’estate invincibile (Atì editore 2019), di quella passeggiata è rimasta una traccia nei diari e nelle lettere, ma niente è stato scritto sul contenuto della loro conversazione.

 

Scena da una passeggiata di Katherine e Virginia

 

Tocco la corteccia dell’albero che

chiami platano, sull’angolo della

tua strada vedo la tua casa in

fondo e cerco un senso a questo

mio vagabondare.

Ogni senso è poroso e lascia

passare più sentimenti che

ragioni.

Sillabo il tuo nome con la punta

delle dita e il platano risponde

scuotendo i rami e vedo una

foglia perfetta staccarsi e in volo

arrivare sino alla tua finestra.

Ti vedo prendere la foglia, ti

vedo accarezzare la sua pelle

non liscia e poi ti vedo guardare

verso il cielo, in alto, più in alto.

Poggi la foglia sulla tua guancia,

la baci una volta e poi

ancora. E lasci che il vento

la strappi e io aspetto per

vedere se torna e abbraccio

il platano che conosce il nostro

segreto.

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