Apro a caso il libro per cercare un’immagine o una parola:
si presenta un vecchio forno dove stanno impastando il pane. Il profumo si
diffonde intorno, io continuo a camminare.
Apro a caso il libro e un altipiano di nuvole in fuga si
stende tutto intorno a me. È qui che nascono le nuvole e poi si lanciano sul
mondo a portare ombra o temporali.
Apro a caso il libro per creare la gioia, mi basta anche
solo la parola per evocare il ciliegio fiorito, la mela matura e la rosa appena
sbocciata in fondo al giardino.
Il cielo non si ferma sopra le nuvole oggi, ma scende
giù, giù fino all’orizzonte e copre la terra, pietoso mantello delle nostre
disgrazie.
Il cielo non si ferma quando tocca il mare, azzurro e
azzurro si scambiano di posto e le onde credono di essere nuvole e le nuvole
credono di essere schiuma del mare.
Il cielo non si ferma neanche di fronte al mandorlo che
sboccia e pretende siano azzurri i suoi fiori, almeno per oggi, almeno per
questa stagione che si ripiega.
La terra canta mentre cambia pelle e lascia all’acqua
tutto ciò che era gelo e neve, mi scotto le mani in quest’acqua che scorre e
rido.
La terra canta mentre cambia pelle, gli alberi
rabbrividiscono e sanno che presto sarà tempo di aprire i rami e di lasciare
che le gemme tocchino, sfrontate, il cielo.
La terra canta mentre cambia pelle, il vento la guarda
incuriosito. È lo stesso rito di ogni stagione, ma la cerimonia è nuova perché non
ci sono folle a festeggiare.
C’è un albero che monta la guardia per impedire al gelo
di riconquistare terreno, anche le pietre si ritraggono e non offrono la forma
e la superficie che l’inverno rivendica nei suoi ultimi giorni.
C’è un albero che monta la guardia, proprio in riva al
fiume, e guarda i pesci scivolare sotto la superficie verde e le ninfee nel
piccolo lago che abbandonano l’attracco per cercare il luogo della nuova
fioritura.
C’è un albero che monta la guardia e non mi ascolta, non
vuole cogliere le sillabe umane che a lui suonano come balbuzie. Ha orecchi
solo per il vento, è una storia d’amore antica quella tra loro, più antica
ancora di quella tra acqua e fuoco che possono abbracciarsi sapendo che uno dei
due soccomberà.
Dicono che marzo sarà un mese tremendo, dicono che sarà
peggio, ma la primavera non sa nulla di tutto questo dire e sta scuotendo le
vesti e il mantello per prepararsi al viaggio. Anche noi dobbiamo prepararci e
accogliere questi giorni che stanno arrivando.
Ieri e oggi ho passato ore belle con Giorgia, Simone e
Giulio, con Ilaria, Elisabetta e Roberta, con Martina, Rita e Francesca. E con
tutti gli altri che sono nomi e volti e che con noi hanno respirato un’aria
rarefatta di storie e di parole.
Questa è la Cronaca 357, di domenica 28 febbraio del
secondo anno senza Carnevale, c’è una poesia imprigionata in questa pagina, ma
la libererò un altro giorno.