giovedì 27 maggio 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/445. Attraversare la notte con i papaveri negli occhi

 

 



Attraversare la notte è un’impresa che va preparata sera dopo sera. Nessun buio è uguale a un altro buio: il buio può essere inchiostro, carbone, velluto, stella, pupilla, velo. Frammenti di luce passano attraverso e gli danno forma, così che del buio stesso possiamo non avere paura. La notte ha sempre avuto, per me, una connotazione positiva grazie al silenzio e al tempo liberato tutto mio, che potevo utilizzare per leggere, studiare e scrivere. Tutto si fa denso nella notte e trova il giusto spazio per essere declinato. Molto di rado mi capita di non riuscire a lasciarmi andare al sonno e ai sogni, ma quando accade ho imparato a non combattere questa dimensione di veglia che sfida la stanchezza e a declinare liste di cose che mi piacciono.

 

 

Il germoglio del giorno nuovo

 

Mi commuovono molte cose,

le strisce rosse di papaveri

lungo la massicciata della

ferrovia, i nidi nuovi delle

rondini sotto il mio tetto,

l’albero bellissimo ripiegato

su se stesso e il profumo del

gelsomino che nel buio si

estende e sale verso la mie

finestre, l’acqua che zampilla

nella fontana e pare stia

parlando alle rose in fondo

al giardino. Questi sono

i miei compagni notturni,

insieme a loro attraverso

il tempo e sfioro il germoglio

del giorno nuovo che busserà

alla mia porta per chiedermi

permesso.

 

 

La lista delle cose che mi commuovono è molto, molto più lunga, ma la notte è troppo breve per diluirla in una sola poesia come questa della Cronaca 445 di giovedì 27 maggio del secondo anno senza Carnevale.

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