mercoledì 5 maggio 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/423. La memoria è un papavero figlio della neve e della pazienza

 


 

Una buona giornata è come un campo di terra fertile, arata nella giusta stagione e che ora, a primavera, mostra i germogli. O forse una buona giornata è uno di quei germogli nel campo del tempo, il risultato di un lavoro ben fatto, la combinazione di questo lavoro, della pioggia, della neve e della pazienza.

Ci siamo tutti esercitati a una infinita pazienza durante questi lunghi mesi di pandemia, e oggi intorno a me ho visto solo gente impaziente, che ha voglia di uscire, di muoversi, di andare in vacanza, di stare seduta all’aria aperta a mangiare in compagnia. Non ho visto niente che mi abbia sorpreso e anche questa Cronaca risente di questa eterna ripetizione che è stata la nostra vita, e che sarà la nostra vita ancora per un bel po’.

 

La poesia è un seme gettato nell’oscurità

 

Una poesia è una terra

fertile appena arata, a noi

scegliere quali semi lasciar

cadere, scegliere quanta

pazienza dovremo esercitare,

sperare che la neve sia docile

coperta e la pioggia il rivolo

che nutre. La poesia cresce

in noi come le spighe nel

campo arato dal previdente

contadino. Possiamo esercitare

la pazienza sino al giorno

della mietitura. Ogni poesia è

un seme gettato nell’oscurità

dell’anima e il frutto lo

scopriremo solo quando sarà

tregua tra le tenebre e la luce.

 

 

Così continuo la mia semina che procede stagione dopo stagione, e ora mi preparo ai campi rossi dei papaveri e agli occhi azzurri dei fiordalisi. E scrivo giorno dopo giorno, lenta come il contadino che ara con il suo cavallo e intanto pensa al grano, alla farina e al pane.

Oggi è mercoledì 5 maggio del secondo anno senza Carnevale e questa Cronaca 423 si stende a perdita d’occhio punteggiata di papaveri e poesia.

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