giovedì 13 maggio 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/431. L’ombra delle rose che scivola sul legno della mia scrivania

 



Se ho rafforzato una capacità durante i mesi di pandemia è l’esercizio della pazienza insieme alla scelta della lentezza. Pazienza e lentezza sono doti contro intuitive e che vanno contro usi e abitudini della nostra civiltà. Basta guardare un film di venti o trent’anni fa e subito si vede quanto il linguaggio cinematografico sia mutato, andando ad assomigliare sempre più a quello dei videogiochi. La pazienza che ho rafforzato viene, comunque, da un grande allenamento e dalla capacità di stare per ore inchiodata a leggere un libro o a scriverlo. Questa pazienza viene premiata dallo stato di flow così come lo descrive lo psicologo Mihály Csíkszentmihályi: il mondo interno prevale su quello esterno che viene inglobato e la gioia della creatività scorre nelle nostre vene. Ma questo processo non è detto che sarà lento, anzi,  forse sarà più frutto della gioiosa impazienza che accompagna, appunto, la creazione.

Esercitare la lentezza è una conquista, un piacere da costruire e ricostruire ogni giorno. Per questo me ne vado a zonzo per le vie della città silenziosa che scalpita per ricominciare a vivere almeno nei dehors sui marciapiedi. Un modo efficace, almeno per me, è quello di fermarmi a contemplare dei fiori, in particolare le rose, sia recise che ben ancorate al loro cespuglio. Quando poi vado a passeggiare nella terra ai piedi delle Montagne della Nebbia, non so mai cosa mi troverò davanti, perché è l’inconscio che offre le immagini e guida i miei passi.

 

 

Dove le ombre camminano verticali

 

Non importa cosa sto guardando,

se non vedo immagino e continuo

a camminare, così i molteplici

mondi dove vivo giorno dopo

giorno si fissano nella memoria

come fossero uno soltanto. Ma io

so sempre come riconoscere questi

diversi piani di realtà che possono

confondere lo sguardo e la luce, ma

non le ombre che negli altri mondi

camminano accanto e non sulle

strade, dove invece brilla la luce

di questo mondo dove sto scrivendo.

 

 

Anche le rose hanno un profumo diverso e queste meravigliose che ho comprato oggi e messo sulla scrivania, sono anche per celebrare un giorno diverso, dove ho fatto la prima dose di vaccino e per ora sto bene. Il personale medico, sanitario e volontario (la maggior parte persone giovani, ma ci sono anche gli alpini in pensione) del Palazzo delle Scintille – un nome magnifico - è efficiente, gentile e paziente, tutto è ben organizzato, si viene seguiti passo passo ed è impossibile perdersi e non sapere dove andare. Non ero tranquilla prima della vaccinazione ma credo che vaccinarsi sia un dovere nei confronti di se stessi e delle altre persone, non ho molto altro da aggiungere a questo semplice pensiero.

Oggi è giovedì 13 maggio del secondo anno senza Carnevale e questa è la Cronaca 431, il mio diario aperto al mondo, la cronaca del mondo che resta in me.

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