mercoledì 19 maggio 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/437. Tra nuvole, libri e pizza, un po’ di storia milanese

 

 


Partiamo dalla fine, partiamo dalle nuvole naviganti che oggi riempivano il cielo di Milano. Erano bellissime, erano perfette sotto il sole e sopra i tetti delle case. Oggi mi è sembrato di essere in una città sconosciuta, come se fossi stata una turista alla sua prima gita milanese. Ed è stata una sensazione piacevole essere straniera nella mia città. Da turista ho passato un sacco di tempo a guardare la gente che passeggiava e le facciate delle case. Poi sono andata a fare un giro alla Libreria delle Donne, dove ho trovata libri introvabili della vecchia casa editrice La Tartaruga e alla Libreria Fiera del Libro in corso 22 Marzo, dove ci sono libri introvabili a metà prezzo e anche il seminterrato dei libri perduti, dove ci sono queste creature di carta con le copertine malandate, un po’ strappate e un po’ macchiate che si possono acquistare anche con il 75% di sconto sul prezzo di copertina. Ho ricomprato Le poesie di Marianne Moore e anche la Vita di Henry Brulard di Stendhal. Il mio compagno di scorribande librarie è stato mio nipote Andrea cui ho regalato, su sua scelta, due libri di Donna Haraway: il Manifesto Cyborg e Chthulucene. Sopravvivere su un pianeta infetto; e poi Ka e Ardore di Roberto Calasso. Per Marco, l’altro nipote che era a casa a studiare, ho scelto Il giunco mormorante di Nina Berberova, uno dei miei libri preferiti in assoluto; Montaigne. L’arte di vivere di Sarah Bakewell e Vivere, pensare, guardare di Siri Hustvedt, scrittrice e intellettuale straordinaria, moglie di Paul Auster. Mi piace condividere le mie passioni letterarie e intellettuali con le persone cui voglio bene, nel giro delle mie amicizie sanno che da me è quasi certo che riceveranno un libro in regalo e non qualche inutile oggetto che finirà nel dimenticatoio.




Libri e nuvole sono tra le cose che rendono la vita piacevole, interessante e degna di essere vissuta. Insieme alla pizza. Abbiamo pranzato in piazza Santa Maria del Suffragio da Capperi che pizza! Due pizze squisite, una con fichi e lardo e l’altra con pomodorini, basilico, cipolla rossa e tonno. Un pranzo vacanziero, una birra fresca al punto giusto, un succo di mandarino e poi il caffè preso nella pasticceria Gelsomina con un piccolo cannolo siciliano con le gocce di cioccolato. 




Respirare tutta quell’aria fresca, sentire il profumo della pizza, gustare l’aroma del caffè e poi andare a gironzolare nel quartiere arcobaleno di via Lincoln, con le sue palme, anche da cocco, i cespugli di rose, gli oleandri, i gelsomini, le belle case con i balconi altrettanto fioriti. Infine, tornare a casa in tram, continuare a guardare Milano amandola sempre più, sentendo nei palazzi e nelle chiese, nelle vie le storie note e quelle sconosciute o dimenticate. Ma lo sapete che Milano venne rasa al suolo una prima volta da Federico Barbarossa nel febbraio del 1162, dopo un assedio iniziato alla fine di maggio del 1161? Ma fu il 26 marzo che Barbarossa diede il via libera ai nemici di Milano, che incendiarono e saccheggiarono in maniera sistematica i sestieri della città. I cremonesi distrussero Porta Romana, i lodigiani Porta Orientale, i pavesi Porta Ticinese, i comaschi si occuparono di Porta Comacina e i varesotti sudditi del conte di Seprio e Martesana distrussero Porta Nuova (un buon riassunto degli avvenimenti lo trovate anche su Wikipedia). La seconda grande distruzione di Milano avvenne negli Trenta del secolo scorso quando antichi quartiere, tra cui il centralissimo Bottonuto, quando venne approvato il piano Albertini che prevedeva la demolizione di quasi tutto il centro storico per disegnare una nuova grande arteria chiamata “la Racchetta” e i cui effetti si vedono in corso Matteotti, corso Europa e piazza San Babila, tra gli altri. Un buon resoconto lo potete leggere sul sito dell’Ordine degli Architetti di Milano.

La terza distruzione venne causata dai bombardamenti della RAF inglese durante la Seconda Guerra Mondiale, tra il 1942 e 1943 i circa 600 bombardieri distrussero il 40% dei palazzi milanesi e la città si salvò dalla distruzione totale perché all’ultimo momento nel febbraio 1945, il comandante della RAF Sir Arthur Travers Harris decise di mandare i bombardieri a Dresda anziché a Milano. Nelle sliding doors della storia noi siamo qui oggi per un cambio di linea inaspettato.

Amo questa mia città, l’unica città futurista d’Italia, dove sono passati e hanno vissuto alcuni dei maggiori scrittori degli ultimi tre secoli.

Il ritorno a casa in tram ci ha permesso di guardare i palazzi del centro che non sono stati sventrati dai bombardamenti.

Ci sono abbastanza storie, bellezza e nuda cronaca, per una bella giornata milanese, mercoledì 19 maggio del secondo anno senza Carnevale e la sua Cronaca 437.

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