Fin da adolescente ho collezionato libri sulle tecniche di scrittura.
Ho un intero scaffale di testi del genere e recentemente cercavo del materiale su trama, struttura e narrazione (la parte tecnica dello scrivere) per vedere se
riuscivo a trovare qualcosa di nuovo. Ci sono corsi di roba del genere ovunque e in continuazione, e come insegnanti di scrittura ci sentiamo fare costantemente domande sull'arco narrativo” e il “viaggio”, oppure: «Come faccio a costruire una struttura che funzioni?». Oppure: «Com'è fatto un buon dialogo?».
Sono domande noiose, e anche le risposte lo sono. L’insegnante e lo studente interpretano i loro ruoli alla perfezione, mantenendo ogni cosa graziosamente
prosaica, parlando solo di quelle cose che possono essere insegnate, o magari apprese. Mortificata in questo modo, l’arte appare gestibile. Ma manca l’elemento più importante. Se pensate ai veri romanzi – per esempio al Frankenstein di Mary Shelley, o a Lo
strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevenson, o al Dorian Gray di Oscar Wilde, o magari al meraviglioso racconto di John Cheever Il nuotatore, o alla Metamorfosi di Franz Kafka, o a un qualunque libro di Raymond Carver o di Sylvia Plath – dovete cominciare pensando alla sfrenata implausibilità, audacia e brillantezza dell'idea o della metafora dell’artista, invece di pensare alla disposizione dei capoversi. E una volta che cominciate a pensare a questo vi trovate inevitabilmente a pensare all'immaginazione e a come funziona, da dove può nascere e dove può portarvi. A questo punto, vi ritroverete in un utile pasticcio.
Hanif Kureishi
incipit dell'articolo su Repubblica di oggi 5 marzo 2014
2 commenti:
"Utile pasticcio".
Potrebbe essere l'incipit di un racconto, no?
Il resto dello scrivere è...e ho detto tutto.
(Totò docet)
Ma il commento che fine ha fatto? :(
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