lunedì 3 marzo 2014

Il noir è anche una scrittura scabra, povera

Prima Guerra Mondiale. A una manciata di giorni dall'armistizio due soldati francesi, Albert e Edouard si salvano la vita a vicenda, siglando un patto che durerà per sempre, nella buona e nella cattiva sorte, nelle azioni nobili e in quelle deprecabili, nella legalità e nella truffa. Questo l'avvio e io nocciolo del romanzo premio Goncourt 2013 Ci rivediamo lassù (Mondadori 2014). L'ha scritto Pierre Lemaitre, proveniente dal noir, sguardo sveglio e modi di fare niente o poco affettati. Il suo romanzo sembra aver rappacificato l'intrattenimento con la letteratura, come sono riusciti a fare pochissimi altri.
(...)

Hanno già detto che il suo è un romanzo popolare alla Dumas. Addio al modernismo, al Nouveau Roman, agli amici di Calvino?
Le sperimentazioni del Novecento hanno guardato più alle situazioni che ai personaggi. Quando mi dicono che ho scritto un grande romanzo d'appendice, un feuilleton, non m'offendo.

Qui in Italia spesso ci accapigliamo sulla definizione di noir. La sua definizione qual è?
Per me il noir è una scrittura anche scabra, anche povera, che non fa sconti rispetto alla miseria del mondo. Anzi, diventa una specie di cassa di risonanza dei conflitti sociali.

frammenti della recensione-intervista a Pierre Lemaitre di Luca Ricci
Il Messaggero giovedì 27 febbraio 2014

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