mercoledì 15 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/829. Si sentiva il respiro, l’andirivieni eterno e interrogativo delle onde

 


 

Continuo la mia vita marina, dove immergermi nel mare è sempre la gioia più grande. Forse ancora più grande dell’immergermi in un libro che mi piace molto. La processione è il titolo del capitolo dedicato a Simone Weil:

 

Dopo la fatica, il disincanto e la paura. Dopo il dolore e la ferita. Solo dopo tutto questo può arrivare all’improvviso il sollievo. Non è la luce del mattino, non è il vento che soffia sulle coste esposte del mare, non è il tempo del riposo. Non è il tuffo con cui riusciamo a gettarci da una roccia di un’ansa nascosta, non è il bacio di chi ci ha aspettato ancora, non è la corsa delle nuvole lontane che finiscono per dissolversi nella loro fuga verso il precipizio dell’orizzonte. Non è la pioggia che arriva nel pomeriggio, non è la luce della sera. Le barche erano tutte a riva, simili a grandi baccelli di un frutto sconosciuto deposto da chissà quale dio. L’arco dell’insenatura terminava proprio laggiù, sulla punta estrema, dove il faro con la sua luce

intermittente segnava i battiti della notte. Gli uomini si sono sempre adoperati per tenersi in contatto e dialogare. Per soccorrersi e aiutarsi. Anche quando sono stati costretti a rimanere lontani. Gli uomini hanno sempre trovato il modo di scambiare almeno un segnale con chi cerca un approdo, tra chi è andato al largo a pescare e chi, da terra, può soltanto dire: Guarda sono qui, devi rientrare da questa parte. La piccola comunità era tutta sul ciglio della spiaggia. Sospinta in quella striscia di terra, incerta fra l’attrazione esercitata dal mare maestoso e l’apparente protezione delle case edificate con pazienza sulla terra. Una comunità raccolta e ammutolita. Si sentiva il respiro, l’andirivieni eterno e interrogativo delle onde.

 

Oggi ho salutato anche Giorgia ed Enrico che sono ritornati a casa e mi muovo in questo piccolo mondo che ha le sue regole e i suoi rituali che mi si confanno, perché avevo davvero bisogno di staccare dalla vita cittadina, anche se è vero che non lasciamo mai davvero noi stessi da un’altra parte. La parte di me che sta sempre con me è soprattutto la lettrice, non riesco proprio a immaginarmi senza almeno un libro con me, e non c’è ebook che tenga, i libri veri sono quelli di carta. Così mi avvio verso la fine del libro di Federico Pace, mentre questa Cronaca 829, come al solito, non vuole uscire dall’acqua.

Oggi è mercoledì 15 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra.

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