Continuo
la mia vita marina, dove immergermi nel mare è sempre la gioia più grande. Forse
ancora più grande dell’immergermi in un libro che mi piace molto. La processione è il titolo del capitolo
dedicato a Simone Weil:
Dopo
la fatica, il disincanto e la paura. Dopo il dolore e la ferita. Solo dopo
tutto questo può arrivare all’improvviso il sollievo. Non è la luce del mattino,
non è il vento che soffia sulle coste esposte del mare, non è il tempo del
riposo. Non è il tuffo con cui riusciamo a gettarci da una roccia di un’ansa
nascosta, non è il bacio di chi ci ha aspettato ancora, non è la corsa delle
nuvole lontane che finiscono per dissolversi nella loro fuga verso il precipizio
dell’orizzonte. Non è la pioggia che arriva nel pomeriggio, non è la luce della
sera. Le barche erano tutte a riva, simili a grandi baccelli di un frutto sconosciuto
deposto da chissà quale dio. L’arco dell’insenatura terminava proprio laggiù,
sulla punta estrema, dove il faro con la sua luce
intermittente
segnava i battiti della notte. Gli uomini si sono sempre adoperati per tenersi
in contatto e dialogare. Per soccorrersi e aiutarsi. Anche quando sono stati
costretti a rimanere lontani. Gli uomini hanno sempre trovato il modo di
scambiare almeno un segnale con chi cerca un approdo, tra chi è andato al largo
a pescare e chi, da terra, può soltanto dire: Guarda sono qui, devi rientrare
da questa parte. La piccola comunità era tutta sul ciglio della spiaggia.
Sospinta in quella striscia di terra, incerta fra l’attrazione esercitata dal
mare maestoso e l’apparente protezione delle case edificate con pazienza sulla
terra. Una comunità raccolta e ammutolita. Si sentiva il respiro, l’andirivieni
eterno e interrogativo delle onde.
Oggi
ho salutato anche Giorgia ed Enrico che sono ritornati a casa e mi muovo in
questo piccolo mondo che ha le sue regole e i suoi rituali che mi si confanno, perché
avevo davvero bisogno di staccare dalla vita cittadina, anche se è vero che non
lasciamo mai davvero noi stessi da un’altra parte. La parte di me che sta
sempre con me è soprattutto la lettrice, non riesco proprio a immaginarmi senza
almeno un libro con me, e non c’è ebook che tenga, i libri veri sono quelli di
carta. Così mi avvio verso la fine del libro di Federico Pace, mentre questa
Cronaca 829, come al solito, non vuole uscire dall’acqua.
Oggi
è mercoledì 15 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di
guerra.
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