Mi piace sempre quando a un giorno di festa segue un altro giorno di festa. Ho finito di rivedere i tre film originali della saga Millennium e ho ricordato perché la storia di Lisbet e Mikahil mi era piaciuta così tanto: perché loro due combattono le ingiustizie, non si arrendono mai e se anche diventano vittime, trovano sempre il modo di rialzarsi e di continuare a combattere a prescindere da quanto siano feriti, malconci e delusi. Dopo un buon pranzetto alla trattoria Burla Giò in compagnia di mio nipote Marco, siamo andati a fare un giretto alla libreria American Bookstore in Cairoli, libreria che non è solo una miniera di libri in lingua, ma anche di oggetti vintage, soprattutto scatole e cofanetti, e di edizioni fuori commercio di tanti magnifici libri in italiano. Siamo stati a curiosare tantissimo, lasciato gli acquisti in deposito e poi siamo andati a vedere la mostra di Ferdinando Scianna a Palazzo Reale Viaggio RaccontoMemoria che ci è piaciuta moltissimo, soprattutto i ritratti, soprattutto quelli di Borges e Sciascia. Il payoff della mostra è una bella frase del fotografo: “Io guardo in bianco e nero, penso in bianco e nero. Il sole mi interessa soltanto perché fa ombra”. Le fotografie in bianco e nero hanno una potenza espressiva che difficilmente quelle a colori riescono a raggiungere. Forse perché noi umani sogniamo anche in bianco e questi sono i colori della memoria. Non vi è mai successo di vedere foto del passato, della Seconda Guerra Mondiale in particolare, e di provare un certo sgomento? Per ricordare questa esperienza notevole pubblico anche una poesia di Borges tratta da Storia della notte (a cura di Francesco Fava, Adelphi 2022)
Un sabato
Un uomo cieco in una casa vuota
logora circoscritti itinerari
e tocca le pareti che si allungano
e il vetro delle porte delle stanze
e sfiora i dorsi ruvidi dei libri
preclusi al suo amore e l’annerita
argenteria che fu degli antenati
e i rubinetti e le modanature
e alcune vaghe monete e la chiave.
È da solo e nessuno è nello specchio.
Va e viene. La sua mano tocca il bordo
di uno scaffale. Senza aver voluto,
si è disteso sul letto solitario
e sente che ogni atto che ripete
all’infinito in questo suo tramonto
segue le regole di un gioco oscuro
che è diretto da un dio indecifrabile.
Con alta voce e cadenzata, sillaba
frammenti di poemi antichi e tenta
variazioni nei verbi e negli epiteti
e bene o male scrive questi versi.
Oggi però è venerdì 3 giugno
del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 817
scruta il cielo con occhi borgesiani.
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