Che lunedì
anomalo e festoso! Che gioia avere incontrato per pranzo tre giovani scrittori
talentuosi, Simone, Elisabetta e Daniela! Siamo stati all’Osteria del Binari,
di recente già citata. Dato che è un giorno lavorativo e c’è il Salone del
Mobile e il Fuori Salone in ogni angolo di Milano, il ristorante era pieno di
gente. Ma era tutto bello come sabato, quando eravamo pochissimi, perché la
luce filtrata dal pergolato, il profumo dei gelsomini, ci hanno trasportato in
un altrove fuori dal tempo, come se fossimo stati in vacanza. Abbiamo regalato
a Simone tre libri: Max e i fagociti
bianchi di Henry Miller, In fuga di
Anne Michaels, Tutto quel che è la vita
di James Salter, tre libri che sono anche nei mie scaffali dei libri preferiti.
Di cosa abbiamo parlato? Di scrittura, di vita, di progetti, del matrimonio
prossimo di una nostra amica comune, di libri, di viaggi, di vacanze. Poi Simone
è ripartito e noi tre milanesi siamo ritornate ai nostri lavori e alle nostre
incombenze. Io ho continuato a leggere Storia
della notte di Borges e così ho
deciso di postare un’altra poesia che è una dedica e una dichiarazione d’amore:
Iscrizione
Per
i mari azzurri degli atlanti e per i grandi mari del
mondo.
Per il Tamigi, per il Rodano, per l’Arno. Per le radici
di
una lingua di ferro. Per una pira su un promontorio del
Baltico,
helmum behongen*. Per i norvegesi che
attraversano
il fiume chiaro, gli scudi levati in alto. Per una
nave
in Norvegia, che i miei occhi non hanno visto. Per una
vecchia
pietra dell’Althing. Per una strana isola di cigni.
Per
un gatto a Manhattan. Per Kim e il suo Lama che
scalano
le ginocchia della montagna. Per il peccato di
superbia
del samurai. Per il Paradiso su un muro. Per
l’accordo
che non abbiamo sentito, per i versi che non ci
hanno
incontrato (il cui numero è il numero della sabbia),
per
l’inesplorato universo. Per la memoria di Leonor
Acevedo.
Per Venezia di vetro e di crepuscolo.
Per
la persona che Lei sarà; per quella che forse non
comprenderò.
Per
tutte queste cose disparate, che sono forse, come
presentiva
Spinoza, mere figurazioni e facce di un’unica
cosa
infinita, dedico a Lei, María Kodama, questo libro.
J.L.B.
Buenos Aires, 23 agosto 1977
Dopo
una giornata così bella e intensa, di amicizia e letteratura, sento di non
volere altro da questa giornata, lunedì 6 giugno del terzo anno senza Carnevale
e del primo anno di guerra e questa Cronaca 820 continua a leggere con me
queste magnifiche poesie di Borges il cantore cieco.
* Helmum behongen (Beowulf, verso 3139) in anglosassone significa «adorna di elmi».
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