lunedì 6 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/820. Per i versi che non ci hanno incontrato (il cui numero è il numero della sabbia)



 

Che lunedì anomalo e festoso! Che gioia avere incontrato per pranzo tre giovani scrittori talentuosi, Simone, Elisabetta e Daniela! Siamo stati all’Osteria del Binari, di recente già citata. Dato che è un giorno lavorativo e c’è il Salone del Mobile e il Fuori Salone in ogni angolo di Milano, il ristorante era pieno di gente. Ma era tutto bello come sabato, quando eravamo pochissimi, perché la luce filtrata dal pergolato, il profumo dei gelsomini, ci hanno trasportato in un altrove fuori dal tempo, come se fossimo stati in vacanza. Abbiamo regalato a Simone tre libri: Max e i fagociti bianchi di Henry Miller, In fuga di Anne Michaels, Tutto quel che è la vita di James Salter, tre libri che sono anche nei mie scaffali dei libri preferiti. Di cosa abbiamo parlato? Di scrittura, di vita, di progetti, del matrimonio prossimo di una nostra amica comune, di libri, di viaggi, di vacanze. Poi Simone è ripartito e noi tre milanesi siamo ritornate ai nostri lavori e alle nostre incombenze. Io ho continuato a leggere Storia della notte  di Borges e così ho deciso di postare un’altra poesia che è una dedica e una dichiarazione d’amore:

 

Iscrizione

 

Per i mari azzurri degli atlanti e per i grandi mari del

mondo. Per il Tamigi, per il Rodano, per l’Arno. Per le radici

di una lingua di ferro. Per una pira su un promontorio del

Baltico, helmum behongen*. Per i norvegesi che

attraversano il fiume chiaro, gli scudi levati in alto. Per una

nave in Norvegia, che i miei occhi non hanno visto. Per una

vecchia pietra dell’Althing. Per una strana isola di cigni.

Per un gatto a Manhattan. Per Kim e il suo Lama che

scalano le ginocchia della montagna. Per il peccato di

superbia del samurai. Per il Paradiso su un muro. Per

l’accordo che non abbiamo sentito, per i versi che non ci

hanno incontrato (il cui numero è il numero della sabbia),

per l’inesplorato universo. Per la memoria di Leonor

Acevedo. Per Venezia di vetro e di crepuscolo.

Per la persona che Lei sarà; per quella che forse non

comprenderò.

Per tutte queste cose disparate, che sono forse, come

presentiva Spinoza, mere figurazioni e facce di un’unica

cosa infinita, dedico a Lei, María Kodama, questo libro.

 

J.L.B.

Buenos Aires, 23 agosto 1977

 

 

Dopo una giornata così bella e intensa, di amicizia e letteratura, sento di non volere altro da questa giornata, lunedì 6 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 820 continua a leggere con me queste magnifiche poesie di Borges il cantore cieco.

 

* Helmum behongen (Beowulf, verso 3139) in anglosassone significa «adorna di elmi». 

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