È domenica mattina, non posso indugiare oltre, salto giù
dal letto e vado a fare una passeggiata prima che il resto della città entri in
movimento. Come ogni domenica tutto sembra sospeso, l’aria è luminosa e fresca,
mi fermo su una panchina a leggere Borges.
L’attesa
Prima
che il frettoloso campanello
squilli
e ti aprano e tu entri, oh attesa
dall’ansia,
l’universo dovrà già
aver
compiuto un’infinita serie
di
atti concreti. Non potrà nessuno
calcolarne
la cifra, la vertigine
di
ciò che negli specchi si moltiplica,
di
ombre che si allungano e ritornano,
di
passi che divergono e convergono.
La
sabbia non saprebbe enumerarli.
(Nel
petto l’orologio del mio sangue
batte
il trepido tempo dell’attesa).
Prima
che tu arrivi,
un
monaco deve sognare un’ancora,
una
tigre morire a Sumatra,
nove
uomini morire nel Borneo.
Mi
piace questo libro Storia della notte che
non conoscevo, rileggo la poesia e penso che la utilizzerò per scrivere la
nuova Cronaca. Il resto della giornata è trascorso a svuotare, pulire e
sistemare tutti i mobili della cucina, ma proprio a fondo. E anche a scegliere
cosa tenere e cosa buttare della collezione di bottiglie di vetro di vario
colore e di boccette. Ci sono oggetti che non so più perché avevo conservato. Ci
sono oggetti che hanno smesso di parlarmi e così continuo a scegliere cosa
tenere e cosa buttare o regalare. La magica arte del riordino non mi
appartiene, la mia arte è piuttosto quella del rigattiere, ma un rigattiere che
sta imparando a regalare anche le cose che ama. Oggi è domenica 5 giugno del
terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 819 ha
deciso di impadronirsi di qualche oggetto che ho scartato e mi guarda feroce se
le dico che bisogna lasciar andare le cose.
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