giovedì 29 luglio 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/508. L’estate la sentivo arrivare dal viale


Verso la fine degli anni Ottanta frequentavo un’edicola, gestita da madre, padre, figlio uno, figlio due e figlia, cui ruotava intorno un mondo di storie e di passioni che un giorno scriverò. Tra le micro-storie satellite di quel luogo, ricordo che un giorno stavo chiacchierando con Marisa, la figlia, di un romanzo che stavamo leggendo, dire quale fosse è impossibile, ma era un libro edito o da Einaudi o da Feltrinelli. Sopraggiunse durante queste chiacchiere, mentre sbocconcellavamo insieme un panino fatto da Leo, gestore del bar contiguo all’edicola, un’elegante signora che chiameremo Silvia, proprietaria di un elegante negozio di bigiotteria, oggetti esotici ed eccentrici, mobili, cuscini, coperte. A lungo nella vetrina aveva troneggiato un letto a baldacchino, forse cinese, forse indiano, e molti dei gioielli d’argento che indossava, arrivavano proprio da quella vetrina cui passava davanti tutti i giorni. Possiedo ancora dei bellissimi orecchini d’argento che non metto più da anni, ma che erano fissi alle mie orecchie in quel periodo della mia vita, insieme a pesanti bracciali e collane, tutti di provenienza indiana e abbastanza vintage. Ora alcuni sono davvero antichi e sono begli oggetti da guardare, motivo per cui ancora li conservo. La signora Silvia, dunque, elegante e raffinata, con i capelli rossi, né lunghi né corti, venne chiamata in causa dalla mia amica che le chiese se per caso avesse letto il romanzo in questione che le mostrò. E la signora Silvia inorridì ed esclamò: “Ah no! Io leggo solo libri Adelphi!”. E se ne andò sdegnata. Noi due ridemmo molto di quella esclamazione e provammo a immaginare la nuova collezione autunno-inverno che la Silvia avrebbe esposto in bella vista e in ordine di colore nelle sue raffinate librerie. Le copertine di Adelphi sono sempre state il primo punto di attrazione e di attenzione, non solo per la densità del colore senza immagini della Piccola Biblioteca, ma anche per quegli stessi colori che facevano da cornice a un dipinto sconosciuto, o una fotografia, di cui poi si andava a cercare notizie sul pittore o il fotografo. A memoria, senza andare a frugare nella mia libreria, penso agli autori in ordine di apparizione nella mia vita a partire dall’inizio degli anni Ottanta sino a oggi. L’elenco è lungo, ma io adoro elenchi e liste, quindi non mi sottraggo: Karl Kraus, Joseph Roth, J. L. Borges, Oliver Sacks, Frederic Prokosch, Il Cantico dei Cantici, Fernando Pessoa, Henri-Pierre Roché, Anna Maria Ortese, Etty Hillesum, Milan Kundera, Robert Walser, Vladimir Nabokov, Alberto Savinio, George Simenon,Henri Michaux, Henry Miller, C. S. Lewis, Czeslaw Milosz, Karen Blixen, Marianne Moore, Elémire Zolla, Cristina Campo, Irène Némirovsky, Ingeborg Bachmann, Simone Weil, Paul Valéry, Somerset W. Maugham, Sandor Marai, Adam Zagajewski, Nina Cassian, Stefan Zweig, W. G. Sebald, Geminello Alvi, Iosif Brodskij e Roberto Calasso, il co-fondatore di Adelphi morto oggi a ottant’anni. L’elenco delle mie letture adelphiane è incompleto, ma ripensando a quanto siano importanti nella mia vita i libri di questi autori, non posso che pensare con riconoscenza all’editore che ha costruito non solo un mondo, ma lo spirito del tempo, un tempo novecentesco che con la sua morte, viene sigillato ancor più nel tempo passato. Lui aveva questo fiuto di pubblicare autori che sono diventati i tessitori di quello spirito, anche altri editori lo hanno fatto, ma non in maniera così totale come Calasso. È proprio così, ci sono libri che sono quel tempo e libri che lo attraversano e libri che non se ne curano.

Oggi per rendere onore all’editore e alla sua opera, sono andata a comprare i suoi due ultimi libri che sono arrivati in libreria proprio oggi. Solo un mago come lui poteva far coincidere il giorno della sua morte con la pubblicazione dei due libri della Piccola Biblioteca e ho passato la giornata a leggerli. Mi sono piaciuti molto, di più Memè Scianca, autobiografia dei primi tredici anni di vita, e Bobi dedicato a Roberto Bobi Bazlen, ideatore della casa editrice dove “avrebbero pubblicato solo libri che gli erano piaciuti”. Di Bazlen vengono raccontati diversi aneddoti e relazioni, inclusa quella con Montale cui diede da leggere Svevo. Non copierò citazioni se non quella finale, sulla scrittura, per non rovinare il piacere della lettura di questi libri popolati dalla letteratura che amiamo e che fa parte di noi.

 

“E questa idea di uno scritto che nasce da un altro scritto, lo rielabora, gli aggiunge qualcosa che prima non c’era, mi sembrava qualcosa da seguire”. La scrittura è davvero un’arte infinita che affonda le radici nei libri già scritti e i rami nel cielo di quelli che saranno scritti, seguendo quella strada che porta alla biblioteca universale di Borges. Buon viaggio Roberto Calasso, chissà se hai già ritrovato Bobi, e Montale e Svevo.

 

Oggi è giovedì 29 luglio del secondo anno senza Carnevale e questa è la Cronaca 508 che continua a saltellare tra i libri sugli scaffali, cercando di scoprire in che ordine li ho disposti.

Il titolo della Cronaca è l’incipit delle prime memorie che Calasso iniziò a scrivere a dodici anni, la sua fotografia giovanile gira in Rete da stamattina ed è molto bella.

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