lunedì 26 luglio 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/505. Vorrei che almeno il vento avesse le parole, ma qui c’è solo la pioggia

 


Il mistero che mai potremo svelare è quello della pioggia, perché nessuna goccia è uguale a un’altra, proprio come i fiocchi di neve. Ma nessuno può fermare la forza della caduta per notare le differenze, così lavoriamo di immaginazione, qui seduti sotto al portico della Casa delle Parole. Mentre la città è attraversata da una tempesta rabbiosa che arriva da altre latitudini, nel nostro giardino la pioggia non è ancora temporale, ma dall’odore nell’aria, sento che presto arriverà anche da noi. Com’è verde questo mondo intorno, come profuma l’erba, e il vento porta anche l’odore salato del mare, al punto che i lupi, sì proprio loro che non incontravamo da mesi, i lupi si mettono a fiutare l’aria e ululano verso il cielo, verso quelle nuvole che vorrebbero essere altrove, ma non sanno mai dove, perché è il vento a decidere ogni tragitto e scava solchi nell’aria, in se stesso, e spinge le nuvole perché si muove come un cane da pastore e lui è il vento da nuvole. Molto diverso dal vento da cielo sereno, dove sono gli alberi a giocare pur non potendosi muovere. Com’è pieno di armonia questo silenzio di voci umane, affidato solo al suono lieve della pioggia. Le notizie dal mondo non sono buone, ma c’è un’eco di commenti che sovrastano i fatti. È un’epoca di opinioni che sovrastano le notizie, che sono tante, troppe, che ogni giorno ci stendono e che domani saranno dimenticate quasi tutte, perché altri fatti e altre opinioni, li avranno sepolti. Tutta la nostra memoria è affidata all’elettronica: scritti, immagini, tutto sepolto nelle fredde memorie digitali, cosa resterà davvero del tempo che abbiamo attraversato ma non abbiamo vissuto? Agli storici del futuro, ammesso che la loro disciplina sopravviva a questi tempi, si porrà un problema di selezione dei materiali e non di reperimento. Ci sono sin troppe testimonianze, troppi ricordi e allora cosa resterà davvero? Cosa sarà importante conservare? Cosa lasciar scivolare nell’oblio?

 

 

Verso il buio dei nostri cuori

 

Anche la nostra memoria è

fragile, si piega alla tempesta,

non cede, ma poi si frantuma

sugli scogli della realtà, ultima

onda che ha incendiato la nostra

immaginazione. Dove saranno

gli anni? Dove saranno i visi che

abbiamo amato un giorno?

Vorrei che almeno il vento avesse

le parole, ma qui c’è solo la pioggia

e una nenia lontana cantata da

una sirena e un pastore. Anche

le stelle li stanno ad ascoltare e

lanciano le lucciole verso il buio

dei nostri cuori, nel fitto bosco

di questo tempo oscuro.

 

 

Oggi nel tardo pomeriggio ho fatto una lunga passeggiata con mia cognata Monica, la quiete dopo la tempesta di qualche ora prima era reale, si stava bene, abbiamo parlato a lungo e così ho deciso di lasciare una traccia di questo pomeriggio nella Cronaca 505 di lunedì 26 luglio del secondo anno senza Carnevale.

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