giovedì 15 luglio 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/494. Il buio si fece desiderio, e il desiderio luce incipiente

 


 

Giorno dopo giorno e notte dopo notte, nostalgie improvvise ci assalgono e non sappiamo tenerle a bada, soprattutto se è estate, soprattutto col buio. La nostalgia si nutre di solitudine e la solitudine ama circondarsi di nostalgia, soprattutto se è estate. Ma non solo di nostalgia per ciò che è stato e mai più potrò essere, ma anche di nostalgia per ciò che non è accaduto, quella che i poeti romantici tedeschi hanno definito Sehnsucht.

Tutti questi sentimenti non si animano in un piano di realtà, ma vivono di immaginazione, della nostra immaginazione e dei fantasmi, veri o inventati, che la abitano.

Ognuno di noi ha il suo modo di struggersi e di desiderare, a me accade soprattutto nei pomeriggi di pioggia, ad altri, come il poeta Mark Strand, è il mare di notte a essere foriero di nostalgia.

 

 

 

Mare nero

 

Una notte serena mentre gli altri dormivano, ho salito

le scale fin sul tetto di casa e sotto un cielo

cosparso di stelle ho guardato il mare, la sua distesa,

le creste mobili spazzate dal vento che divenivano

lacerti di trina lanciati nell'aria. Ristetti nel sussurro

protratto della notte, in attesa di qualcosa, un segno, l’approssimarsi

di una luce distante, e immaginai che ti facevi vicina,

le onde buie dei  capelli che si fondevano con il mare,

e il buio si fece desiderio, e il desiderio la luce incipiente.

La prossimità, il calore momentaneo di te mentre stavo

lassù da solo a contemplare le ondate lente del mare

frangersi sulla riva e farsi per un poco vetro e scomparire…

Perché credetti che saresti uscita dal nulla? Perché con tutto

quello che il mondo offre saresti dovuta venire solo perché io ero qui?

 

 

 

Non sappiamo chi fosse la donna cui il poeta si rivolge, ma con questa poesia, ecco che il nostro castello interiore di fantasmi e rimpianti ha accolto anche questa donna sconosciuta, qui nella Cronaca 494 di giovedì 15 luglio del secondo anno senza Carnevale. La poesia è tratta dal libro Uomo e cammello, traduzione di Damiano Abeni, Mondadori 2007.

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