domenica 27 dicembre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/294: come sono luminose certe domeniche invernali, luminose e piene di grazia

 


 

Tutti gli anni trattenevano il respiro in attesa delle parole di VentiVenti che continuava a tacere. Poi, con passo stanco raggiunse il suo predecessore che presiedeva il Senato del Tempo e il solito brusio si diffuse tra le antiche mura.

Indossava, VentiVenti, un lungo mantello colore della nebbia e portava i capelli lunghi quanto la barba e aveva mani di tenebra, nascoste nelle maniche e una voce roca che giungeva dritta dagli inferi.

-     Eccomi, sono passato dalle Porte della Luce quando ho saputo che VentiVentuno ha dichiarato di non voler adempiere alla sua missione. Chiamo in qualità di testimoni i miei predecessori DiciannoveDiciotto e DiciannoveDiciannove.

-     Siamo qui povero VentiVenti, ancora più odiato di quanto non lo siamo stati noi, ma noi abbiamo avuto a che fare con un’umanità che conosceva ancora le antiche leggi e, soprattutto, sapeva di essere impermanente, sapeva di essere di passagio in questa dimensione della realtà. I tuoi contemporanei, caro VentiVenti non lo sapevano più o pensavano di esserne venuti fuori da quello stato di ineluttabile natura, grazie alla potenza della tecnologia, dichiarò DiciannoveDiciotto.

Un lungo sospiro uscì dal petto di VentiVenti che faticava a parlare e si rivolse all’emiciclo che aspettava con trepidazione.

-     Per alcuni versi è stato uno degli anni peggiori del consesso umano, ma solo per alcuni versi. Le pandemie più antiche hanno fatto molte più vittime, ma gli umani sul pianeta in questo strappo di spazio-tempo, si comportano come se si trattasse di un delitto di lesa maestà, perché l’Io di ciascuno di loro è cresciuto al pensiero di essere unico, irripetibile e originale. Ed è vero, due o tre generazioni fortunate che hanno attraversato la vita viaggiando, studiando, lavorando, amando e sperimentando tutte le possibili combinazioni amorose ed esistenziali. Hanno vissuto la piena giovinezza e pretendono di continuare a viverla, nonostante le loro sembianze mortali seguano il rintocco della nostra campana e il corpo porti tutti i segni in sé e su di sé, tutti i segni della vita pienamente vissuta. Quello che nessuno riesce a far capire loro, è che il tempo non si ferma, che il misterioso movimento di espansione che ci fa andare avanti, provenienti da chissà dove, non dipende dalla volontà, ma dalla natura stessa del tempo che ha un proprio ordine e le proprie ragioni.

Anche VentiVentuno si era avvicinato ad ascoltare e risplendeva in quel consesso di vecchi, un giovane uomo con i capelli ricci e lunghi sino alle spalle, bello come un dio greco e vestito con una toga bianca ma senza bordo rosso, che era riservato solo a quelli che erano tornati.

 -     Io non ci vado laggiù, mandatemi da qualunque altra parte del cosmo, ma non in mezzo a tutto quel dolore.

Fu DiciannoveDiciannove a prendere la parola.

-     Pensi che io avessi voglia di andarci? Neanche per sogno, avrei preferito mille volte soggiornare sulle lune di Giove, ma nemmeno io ho potuto scegliere. Perché è il Tempo che ci risucchia nel vortice che ci farà arrivare sulla terra ed il Tempo che ci riporterà qui, attraverso le Porte della Luce e ci farà sedere in questo consesso dell’Eternità.

VentiVentuno mica si fidava.

-     Sarà pure come dici tu, fratello, ma io non ci vado. Mi sono informato e posso procrastinare all’infinito il mio distacco. Tanto loro non se ne accorgono, la percezione che hanno del tempo che passa dipende da noi. E io posso rallentare all’infinito che arrivi il primo gennaio dell’anno nuovo.

Il vecchio VentiVenti decise, allora, di fargli una proposta.

-     Senti, ti propongo di anticipare a oggi un evento che apra i cuori degli umani alla speranza. Iniziamo a far sì che i vaccini vengano somministrati alla popolazione e vedrai che tutti desidereranno che tu arrivi presto per dimenticarsi di me.

Una delle prodezze della memoria umana è quella di poter ricordare e dimenticare, e di ricordare senza più soffrire, solo per questo riusciamo a sopportare la durezza della vita dalle nostre parti.

-     Si può fare, vecchio, sono d’accordo. Andiamo a vedere cosa stanno facendo e io inizierò il mio compito da oggi stesso. Tanto sono ancora in tempo a tirarmi indietro, basta che io non indossi il tuo mantello di nebbia, la mia eredità e il mio fardello.

Così l’anno non ancora nato e quello che stava per lasciare lo scranno del presente al suo successore, si avviarono verso la terra.

E noi, noi siamo qui, che aspettiamo avvolti nella gelida giornata di domenica 27 dicembre dell’anno senza Carnevale. Questa cronaca 294 ci ha portato un altro frammento della storia dell’anno che non voleva arrivare.

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