lunedì 21 dicembre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/288: dove vengono narrate nuove storie per mettere in pari chi aveva dormito tutto l’anno


 


 

Non riusciva a svegliarsi, nel sogno stava dormendo e non riusciva a svegliarsi. Aveva la gola secca e qualcuno le stava sussurrando “Oh povera Bimba! Ma cosa ti è successo?”.

A fatica riuscì a interrompere quella girandola di frasi sempre uguali e quel disagio che la teneva inchiodata al letto.

La stanza era buia e fredda, non riusciva a capire se fosse notte fonda o mattino presto. L’ultima cosa che ricordava era il brindisi e che alle prime luci del’alba stavano ancora chiacchierando davanti al fuoco.

Non poteva avere dormito tutto il giorno, eppure, la sensazione di stordimento poteva spiegarsela solo così. Andò in cucina a bere un bicchiere d’acqua e lo sguardo le cadde sul calendario.

Ma come accidenti poteva essere il 31 marzo del 2020? E cos’era successo dopo Capodanno? Niente, il vuoto più totale, eppure il calendario non mentiva.

Sul tavolino davanti alla televisione c’era un settimanale aperto, andò subito a guardare la data che era giugno, la fine di giugno.

Cominciò a sudare freddo e corse a frugare nella borsetta, c’era la ricevuta di una pizzeria che risaliva a luglio e un biglietto del treno verso il mare ai primi di agosto.

Settembre era testimoniato dallo scontrino di una spesa e da una ricarica del cellulare. Ammonticchiati accanto al divano c’erano tutti i libri di Karen Blixen, parecchi della biblioteca e lei non li aveva riconsegnati! L’avrebbero bandita dal prestito vita natural durante.

Le tracce di settembre la portarono a ottobre, il 4 ottobre per la precisione, che era la data di scadenza di un bricco di latte. Era già stato aperto e non osò farlo di nuovo per evitare il cattivo odore che di certo ne sarebbe uscito.

Una bottiglia vuota di beaujolais le confermò che anche novembre era passato. Accanto alla bottiglia e al bicchiere c’erano i resti di un cartoccio di caldarroste.

Poi riconobbe le candele di Santa Lucia davanti alla finestra, ma continuava a non ricordare nulla.

Ma dove diavolo era finito il 2020? Doveva capire cosa fosse accaduto e tutta l’adrenalina che aveva in circolazione, fece sì che neanche si chiese se fosse proprio il caso di uscire.

Le finestre delle case erano tutte spente, vecchi fogli di giornale si contorcevano nel vento. Poi sentì di nuovo quella voce e si ricordò del sogno, del vecchio con la barba che la stava chiamando e del Teatro del Mondo.

Al paese un Teatro del Mondo non c’era, ma non si stupì di arrivarci dopo poche centinaia di metri.

L’atrio era buio e freddo, dal bar arrivava il ronzio del frigorifero, il guardaroba era vuoto.

In tasca aveva il solito pacchetto di sigarette e due accendini, che non si sa mai. Ringraziò il suo vizio perenne e spinse una delle porte di ingresso in platea.

Un chiarore arrivava dalla buca dell’orchestra e lei si avvicinò cercando di non fare rumore.

Attorno a un fuoco quieto c’erano il vecchio del sogno, un giovane allampanato dalla giubba multicolore, una ragazza incinta, un gattino, un cagnolino e un altro uomo con la barba di cui non riusciva a decifrare il viso a causa della danza delle ombre che il fuoco gli proiettava addosso.

-     Scusate se mi intrometto, ma temo di avere perso la memoria. Abito qui vicino, posso chiedervi chi siete? Il 2020 è già passato ma io non mi ricordo di averlo vissuto, mi raccontate cosa è successo?

Quando Lino la vide per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Occhi e bocca formavano tre cerchi quasi perfetti e tutti si erano svegliati a causa dei colpi di tosse.

Così sei teste si erano girate verso di lei e sembrava che anche il bambino nella pancia si stesse spostando per guardarla meglio.

-     Non può essere, non puoi essere tu! Esclamò Lino! – stavo giusto raccontando della tua storia, del pranzo di Natale, dei tuoi nuovi amici, della tua scomparsa… ma dove sei stata tutto questo tempo?

Bimba ne sapeva quanto lui.

-     Ho un vago ricordo di Natale e della notte di Capodanno, poi qualcosa deve essere successo. Ho trovato scontrini della spesa, giornali vecchi, biglietti del treno, una bottiglia vuota di vino novello. Ma io non mi ricordo niente di niente…

Lino chinò il capo e sospirò, quello che in cuor suo temeva e che non voleva raccontare era accaduto, anzi, stava continuando ad accadere e la chiamò per nome.

-     Parla Lino – lo esortò Geppo.

-    Sì, parla, dicci cosa è accaduto, non farci stare in pena più di quanto già non siamo -continuò la ragazza. 

-      Te lo chiedo anch’io vecchio. Cosa è successo a Bimba? E cosa sta succedendo a noi? Disse per ultimo Chino.

Alle sue parole una stralunata Bimba, sembrava essersi svegliata dopo una secchiata di acqua gelida in testa.


-     Bimba? Ma sono io Bimba! Adesso mi ricordo, parla dai non fare il prezioso che non sono tempi in cui scherzare questi.

Lino sembrava indeciso, guardava il fuoco e poi spostava lo sguardo su ciascuno di loro, sospirava e tornava a guardare il fuoco. Chiudeva gli occhi sospirava, borbottava qualcosa tra sé e se stesso e accipicchia, non gli veniva fuori una parola di bocca.

Il silenzio si era accomodato tra di loro e sembrava beneficiare del fuoco, più loro tacevano, più il silenzio cresceva e si fortificava.

Ma era curioso il silenzio, e non gli garbava stare lì senza far niente, così ravvivò il fuoco con dei ciocchi nuovi e lo scoppiettio delle fiamme risvegliò tutti da quell’atmosfera onirica.

-     È bene che tu la sappia ragazza mia, lo so che non ti ricordi niente, lo so che non ti ricordi di questi mesi che sono diventati una specie di marmellata temporale. E tu non puoi ricordarti di niente perché non ti abbiamo dato linfa per farti vivere nella nostra realtà. Io ti ho cercato nel sogno, ho cercato di svegliarti, sperando che una volta qui tu potessi fare qualcosa. Ma non potevi, poverina! Non potevi, perché tu sei lo spirito del Natale dell’anno passato.

Va detto che tutti conoscono il racconto di Dickens e l’affermazione di Lino era così assurda ed eccessiva che non poteva che essere vera.

Neanche il gioco delle fiammelle poteva celare la verità sul volto di Bimba che sapeva riconoscere il vero. Lei era lo spirito del Natale dell’anno passato e non aveva fatto niente, ma proprio niente per quasi un anno.

-     E adesso che si fa?

Era stata Miren, che parlava poco, a porre l’unica domanda sensata.

-     Adesso dobbiamo cercare lo spirito del Natale di quest’anno, ma non sarà facile trovarlo, lo vedo dai vostri vestiti malconci – disse Bimba rivolta a Lino e Chino.

Tutti si voltarono verso di lei e la guardavano come se fosse un oracolo, mentre lei sapeva di essere solo la cassiera di un supermercato che aveva vissuto nel sogno di un vecchio di nome Lino. C’era di che perdere la testa, ma lei conosceva a memoria tutti i prezzi dei beni venduti nel suo supermercato. Doveva ritrovare i suoi amici, prima di tutto e per farlo doveva farsi raccontare da loro cosa fosse mai accaduto durante i mesi nei quali aveva quasi sempre dormito.


Oggi è lunedì 21 dicembre dell’anno senza Carnevale, giorno del solstizio d’inverno e questa è la Cronaca 288, terza parte della mia favola di Natale.


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