martedì 15 dicembre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/282: le stelle splendono per chiederci risposte

 


Dove affondano le radici del cielo? In un altro cielo o nelle stelle che noi vediamo da quaggiù?

Mi piace pensare che le stelle sopra di noi siano i fiori di quel campo appeso sopra le nostre teste e tutto intorno a noi.

Così le radici invisibili di questo cielo stellato affondano in un altro cielo che noi non riusciamo a vedere, un cielo che si moltiplica giorno dopo giorno e rende le radici sempre più profonde, mano a mano che ci allontaniamo dal punto della nostra origine.

Mi piace credere che ciascuno di noi abbia un suo cielo che è proprio solo suo e di nessun altro.

Il mio cielo stellato è nascosto dalle nuvole, dal buio e anche dalle luci della città non più silenziosa. Sono uscita a fare una lunga passeggiata dopo il tramonto e le vie del quartiere erano piene di passanti, i dehors di gente che chiacchierava e beveva spritz e i negozi erano tutti strapieni, anche il mercatino comunale di piazza Wagner lo era.

Tutti affamati d’aria, di libertà, di movimento mentre nel resto d’Europa anche la Germania e l’Olanda si preparano a nuovi lockdown, qui da noi sembra di nuovo che siamo in una seconda fase di scampato pericolo e non è così.

Ripetere e ripetersi tutti i giorni le stesse raccomandazioni finisce, molto probabilmente, con il sortire l’effetto opposto.

I pensieri sgradevoli, le paure e le preoccupazioni finiscono tutti insieme in un angolo del cervello e finiamo con il recepire solo ciò che ci rassicura.

E tutti avevamo il nostro pezzo di cielo che ci seguiva e affondava le radici nel passato, quel tempo felice o, almeno, tranquillo.

Perché riportare al passato, a qualcosa di già noto le nostre esperienze attuali, le sensazioni e le percezioni è molto più semplice e facile che non immaginarsi proiettati in un futuro che ha bisogno di una visione, cioè di uno sforzo immaginativo non semplice appesantiti come siamo dal passato recente.

Così sono tornata a casa con il mio cielo sulla testa, come fosse un ombrello e, in un angolo della via dove i lampioni erano più fiochi, ho alzato lo sguardo e visto le mie stelle disporsi come in una parata, ed erano brillanti, erano reali anche se in un diverso piano di realtà.

Così ho avuto lo spunto per questa mia Cronaca 282 di martedì 15 dicembre dell’anno senza Carnevale, un giorno quieto nella sua cesta da gatto e inquieto alla fine, mosso dalle stelle che splendono per chiederci risposte. 


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