domenica 13 dicembre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/280: dove più grande è l’ombra, più forte è la luce

 


Non è un caso che in dicembre, e oggi in particolare, festeggiamo la luce e le luci. Dicembre è il mese della luce, proprio quando siamo più vicini al sole e più obliqui, manifestiamo la nostra fame di luce, di chiarezza, di calore.

Lo sguardo non è un movimento a una sola via c’è chi guarda e chi è guardato, il mondo si offre ai nostri occhi tutto intero e noi pure siamo nello sguardo degli altri e in quello delle cose e delle altre creature animate e inanimate.

Noi esistiamo prima nello sguardo di chi ci guarda, poi nel nostro stesso sguardo quando ci guardiamo allo specchio, in una vetrina, nell’acqua.

Ma anche in una nuvola, in una stella, in un albero teso nel vento, anche in ciò che è opaco noi ci riflettiamo, quando lo facciamo con gli strumenti misteriosi della poesia.

Oggi è la festa di Santa Lucia e, qualche anno fa nel 2013, l’amico giornalista e organizzatore culturale Alessandro Bottelli chiese a diversi poeti e scrittori contemporanei, Nanni Balestrini, Mario Benedetti, Fernando Bandini, Pier Luigi Bacchini, Giancarlo Majorino, Roberto Mussapi, Gianni D’Elia, Franco Buffoni, Daniele Piccini, Danilo Bramati, Stefano Raimondi, Lorenzo Gobbi, Aldo Nove, Valeria Parrella, Gabriella Sica, Ida Travi, Vivian Lamarque, Elena Petrassi, Chandra Livia Candiani, Maria Pia Quintavalla, Giuseppe Conte, Giancarlo Pontiggia, Silvio Ramat, Valentino Zeichen, Andrea Vitali, un testo per la serata bergamasca dedicata a Santa Lucia.

In questa prima poesia è Danilo Bramati che dà voce alla povera Santa cieca:

  

Orbite


Così terribile è stare nel buio,

gli occhi strappati e calpestati.

Un vento gelido sfiora le orbite,

vuoti scuri e dolenti.

 

Mondo, mondo, ci sei?

Lucia… Lucia…

Chi sussurra il mio nome

nella tenebra? Voci ambigue,

aliti urlanti su di me.

 

Nome… nome di chi?

Nome strappato,

calpestato con gli occhi.

 

Così terribile è sanguinare

senza nome né orbite,

senza una mano che ti porge una rosa.

 

 

Lo sguardo è quindi ciò che tesse la relazione tra il nostro occhio e il mistero della rosa.

 

La mia poesia scritta per quell’occasione, l’ho poi pubblicata nel volume Scrivere il vento nel 2016.

 

 

Il segreto di Santa Lucia

 

Se fosse il nome a custodire

il segreto, se fosse oltre

la luce che porti dentro

il dono che illumina non

le fredde notti d’inverno ma

le ore fosche di quella notte

oscura che dimora nei cuori

senza più speranza.

È il nome che rivela la crepa

tra le nubi compatte d’Occidente

è la luce che dipana la stagione

e intreccia i tempi per i giorni

che verranno dopo l’oscurità.

È il dono del tuo sguardo a noi

invisibile, che pur senza guardare

noi o il mondo, accoglie ogni

nostro dolore e sfiora i rami

spogli e le strade deserte, guida

i nostri passi nel viaggio lungo

di questa stagione fredda.

 

 

Nel 2016 Alessandro mi invitò di nuovo a collaborare alla serata per Santa Lucia e con piacere accettai e scrissi una lettera e una poesia che mi fa piacere condividere in questa Cronaca 280.

 

Cara Santa Lucia, non ho mai scritto una lettera a un Santo e di rado mi raccolgo in preghiera.

Oggi però, in quella fase dell’anno in cui la luce si ritira e le giornate sono brevi parentesi tra due mantelli di oscurità, sento che è giunto il momento di scriverti pensando a te, alla verità della tua vita, agli occhi, allo sguardo, alla visione.

Non ti chiederò una grazia per i miei occhi stanchi. Ho iniziato a vederci male quando avevo undici anni e non l’ho detto a nessuno. Stavo giocando a palla-fuoco, quando una pallonata mi ha colpito in pieno viso. Lo spavento, il male e poi la percezione di una vista sbagliata dall'occhio destro. Ho fatto finta di niente fino all'anno successivo. Avevo ricevuto in regalo per il mio compleanno degli occhiali Ray-Ban da pilota. Erano poco femminili ed erano bellissimi. I miei genitori mi portarono a fare una visita oculistica di controllo e fu il disastro. Scoprii di essere miope all’occhio destro in maniera già piuttosto seria e di dovere iniziare a portare gli occhiali da vista. Piansi a dirotto, mi rifiutai di farlo, e alla fine mi arresi solo quando ottenni che i miei Ray-Ban diventassero gli occhiali da vista e da sole, con delle lenti fotocromatiche che alla luce diventavano via via più scure, sino a essere quasi nere.

Spesso però non li portavo gli occhiali, perché con tutti e due gli occhi ci vedevo ancora abbastanza bene. E fino a oltre i vent'anni, riuscii a non portarli tutti i giorni. Mi arresi solo quando cominciai a non riconoscere le persone per strada. E iniziai a portare le lenti a contatto, perché gli occhiali davano un’aria da “secchiona” come si diceva allora e io non volevo sembrarlo. Ma lo ero, sai? Una bambina e poi una ragazza studiosa, una vera talpa di biblioteca che preferiva stare rintanata nella sua cameretta a leggere anziché scendere in cortile a giocare. Separate da secoli le nostre vite non hanno davvero nulla in comune. Ho letto resoconti sulla tua di vita cercando qualcosa e forse un piccolo tratto del carattere in comune lo abbiamo: la caparbietà. Niente ti ha fatto recedere dalle tue convinzioni e dalla tua fede. Io, nonostante le difficoltà, non ho mai smesso di avere fede nel potere delle parole.

Così oggi, nel giorno a te dedicato, cara Santa Lucia ti scrivo per dirti che bisognerebbe aggiungerti ai santi patroni di poeti e scrittori. San Francesco e San Giovanni Evangelista adempiono bene ai loro compiti e di certo hanno il mestiere “in mano”. Ma tu, tu che evochi la luce, tu che proteggi la vista, aiutami a tenere limpido il mio sguardo, a non arrendermi di fronte alle ingiustizie. Aiutami a tenere salda la mia vocazione, questa chiamata che mi costringe a vivere ogni giorno una doppia vita immersa nel mondo reale da un lato e immersa nel mio mondo immaginato dall’altro. Perché nelle parole degli altri poeti e scrittori io trovo ogni giorno la forza e la gioia e al mondo vorrei restituire questa gioia e questa stessa forza.

Non accenderò una candela per te ora, cara Santa Lucia. Affiderò la mia devozione a questi semplici versi:

 

 

Il tuo nome risplende nella notte più profonda

e in questa notte io cerco la verità.

 

Più salgo con lo sguardo verso il cielo

più sento che il tuo nome mi chiama

verso la terra feconda che attende

la pioggia e la stagione che verrà.

 

Ora possiamo stare in silenzio,

sedute accanto allo stesso fuoco.

 


Ecco, a distanza di anni sottoscrivo sia la lettera che le poesie e ringrazio Danilo per avermi dato la sua per questa nuova Cronaca.

La luce di questo giorno si è già spenta, c’era il sole oggi, non il sole anomalo del 13 dicembre 1997 dove avevo attraversato la città a piedi in una giornata quasi primaverile, è per via della luce che ricordo quel giorno lontano.

È per via della luce e di Santa Lucia che ricorderò anche questo 13 dicembre dell’anno senza Carnevale.

Il dipinto è L’adorazione dei pastori di Georges de La Tour, in mostra a Milano proprio quest’anno.


1 commento:

Unknown ha detto...

L'ombra è sempre in agguato. La luce ci sembra lontana...Siamo spaventati e diffidenti e incoscienti verso tutto e tutti. Tenere la bussola è faticoso. Questa esperienza non ci renderà migliori... Ci vorrà molto tempo e molto impegno per cambiare.
La luce avrà il sopravvento (la “Cronaca” è già una fonte)