sabato 26 dicembre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/293: dove l’anno vecchio e quello nuovo stanno per incrociarsi in una giornata di sole imprevisto



Immaginate l’antico Senato di Roma e i senatori con la toga bianca bordata di rosso, immaginateli tutti presi dalle arringhe, dalle conversazioni, dalle dotte citazioni. I senatori sanno tutto quello che c’è da sapere e con sapienza guidano l’Impero e la città.

Immaginate che accanto al Senato ci sia un asilo dove i piccoletti schiamazzano e le maestre non riescono a tenerli a bada. Immaginate che i bambini stiano disegnando sui muri, stiano imparando l’alfabeto e a colorare le figure. Immaginate che un pallone rosso senatoriale venga scalciato tra i Senatori che, però, non si arrabbiano, ma sorridono.

Immaginate che questo luogo abbia anche una terza stanza, piena di adolescenti e giovani adulti con la musica a tutto volume, che ballano, bevono, si sbaciucchiano – e non solo – fumano qualunque cosa di aspetto fumabile gli arrivi a tiro, ridono, gridano, stanno davanti alla playstation come se fosse la vita vera. Immaginate i Senatori che sentono gli effluvi dei fumi giungere sino a loro; non si arrabbiano i Senatori, ma sorridono.

Se il Senato romano vi pare un po’ troppo arcaico, sappiate che in questo specifico Senato siedono anche Senatrici altrettanto bianco togate e bordate di rosso.

In questo luogo nessuno si è mai sottoposto alla chirurgia estetica, quindi ciascuno ha l’età che ha e l’aspetto che il destino e un po’ di buona manutenzione concedono ai visi anziani.

Ma, come vi dicevo, se questo luogo tripartito non vi aggrada, proviamo a immaginare il Senato della Repubblica Galattica, quello di Star Wars per intenderci, organizzato per piattaforme aeree e il podio del cancelliere. In questa dimensione non ci sono rappresentate solo le età della vita e i generi, ma specie e razze provenienti da altri sistemi stellari. Ma anche questo luogo è tripartito: ci sono bambini, adolescenti e giovani, anziani.

Bene, ora che vi siete sistemati al centro dell’emiciclo, quello romano o quello galattico, sappiate che state per assistere a una scena mai vista prima, mai vista da quando, in svariati modi, noi umani abbiamo cominciato a contare il tempo e numerare gli anni, i mesi, i giorni.

Avrete notato che, in entrambi i senati che stiamo immaginando mancano gli adulti. Ma che razza di mondo è senza gli adulti? Appunto, che razza di mondo è?

Dovete sapere che gli anni, incarnati dagli abitanti del Senato, passano eoni d’infanzia, milioni di ere da adolescenti e poi, quando sono maturi, uno alla volta, un anno alla volta, cadono come una mela dall’albero e rotolano nel tempo. Hanno solo un anno per prendere confidenza con noi umani in questo strato di realtà, un anno che è il corpo e il pensiero che loro sono.

Passato questo frammento di tempo concitato, dove la cosa e l’essere, lo spazio e il tempo coincidono, poum!

Si ritrovano, sempre rotolando, nell’emiciclo del Senato, indossano la loro toga, o armatura galattica, ma io resto sulla toga che è molto elegante. Qualcuno ha già i capelli ingrigiti, altri rimpiangono il breve passaggio sulla terra, la maggior parte accetta questo destino e inizia a raccontare agli altri tutto quello che ha visto accadere, tutto quello che ha fatto accadere, e le azioni degli umani, i pensieri e le reazioni.

Mentre l’Anno Vecchio si prepara al congedo, l’Anno Nuovo si prepara al debutto. Ogni anno nuovo sa che sta per arrivare il suo turno perché gli prudono l’equivalente, di piedi, mani e capelli.

Ma nella stanza degli anni che verranno ecco che si alzano grida talmente alte che tutti, ma proprio tutti gli anni che sono stati e quelli che saranno, si zittiscono per ascoltare le rimostranze di questo giovane anno, di fattezze maschili come quello che sta finendo, e che pare non ne voglia proprio sapere.

-     No! No! E poi ancora no! Io non ci vado sulla Terra, non dopo il passaggio di Ventiventi!

-     Beh – dice la consueta voce fuori campo – non puoi scegliere se andare o no, devi andare e basta!

-     No! No! E poi ancora no! Io non ci vado da quei poveretti con la pandemia ancora in corso! È colpa di Ventiventi, quindi prima lui risolve il problema e poi io vado a rimettere insieme i cocci.

Ventiventi, chiamato in causa, fece capolino dalla porta di servizio trascinando i piedi. Va anche detto che aveva l’aspetto di Matusalemme, molto, ma molto più vecchio dei suoi predecessori recenti che si erano anche molto divertiti, almeno in certe parti del globo.

Tutti stavano aspettando che dicesse qualcosa, soprattutto al ribelle VentiVentuno, che continuava a strepitare e a battere i piedi per terra.

Ma VentiVenti non apriva bocca e una lacrima solitaria e silenziosa gli scese dall’occhio sinistro e rotolò sino al suo cuore.

 

Oggi è sabato 26 dicembre, giorno di Santo Stefano dell’anno senza Carnevale e questa è la Cronaca 293, quella in cui abbiamo scoperto che l’anno nuovo non vuole venire da noi.

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