sabato 25 maggio 2013

Scrivere è come impastare il pane


Il pane non è mai lo stesso. E c’è anche quello che non viene. D’inverno, ad esempio, qui fa troppo freddo; si fa molta fatica a far lievitare il pane, a meno di surriscaldare la cucina come un forno. Non si è mai sicuri che riesca. E vi sono degli stadi che ricordano in tutto e per tutto quelli della scrittura. All’inizio, qualcosa di informe che si appiccica alle dita: una poltiglia. Poi, la poltiglia diventa via via più soda, più consistente, e c’è un momento in cui diventa elastica. Infine, l’istante in cui si sente che il lievito ha cominciato ad agire: la pasta è viva. Non c’è più che lasciarla riposare. Ma se fosse un libro, il lavoro potrebbe durare dieci anni.

Marguerite Yourcenar
Ad occhi aperti
Conversazioni con Matthieu Galey
Traduzione di Laura Guarino
Bompiani 1999

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