lunedì 27 maggio 2013

Scrivere è camminare senza conoscere il prossimo passo

Nel 1953 scrissi un articolo per The Nation per difendere il mio lavoro come scrittore di fantascienza, anche se questa etichetta si applicava solo a circa un terzo della mia produzione annuale. 
Poche settimane dopo, sul finire di maggio, ricevetti una lettera dall'Italia. Sul retro della busta, c'erano scritte, a zampa di gallina, queste parole:

B. Berenson
I Tatti, Settignano
Firenze, Italia 
Mi rivolsi a mia moglie e le dissi: "Mio Dio, non verrà mica dal Berenson, il grande storico dell'arte?"
"Aprila" mi disse mia moglie.
Lo feci, e lessi
Caro Mr. Bradbury ,negli 89 anni della mia vita, questa è la prima lettera che scrivo come ammiratore. È per dirle che ho appena letto il suo articolo su The Nation, "Day After Tomorrow". È la prima volta che incontro l'affermazione, da parte di un artista di non importa che settore, che per lavorare in modo creativo bisogna metterci la carne, e divertirsi come in un gioco, o in un'avventura affascinante. Che differenza con i lavoratori dell'industria pesante che sono diventati gli scrittori professionisti! Se passa da Firenze, venga a cercarmi. Sinceramente suo, B. BERENSON
Così a trentatre anni, il mio modo di vedere, scrivere e vivere fu approvato da un uomo che divenne per me un secondo padre.
Avevo bisogno di questa approvazione. Abbiamo tutti bisogno di qualcuno più grande, più saggio, più vecchio che ci dica che non siamo pazzi, dopo tutto, e che quello che stiamo facendo è giusto. Molto giusto, diavolo, ottimo!
Ma è facile dubitare di se stessi, perché dai un'occhiata all'insieme di nozioni possedute dagli altri scrittori, dagli altri intellettuali e ti fanno arrossire per la colpa. Scrivere dovrebbe essere difficile, tormentoso, un esercizio spaventoso, un'occupazione terribile.
Ma, vedi, le mie storie mi hanno guidato attraverso la mia vita. Loro gridano, io le seguo. Loro corrono e mi mordono la gamba, io rispondo scrivendo tutto quello che succede durante il morso. Quando finisco, l'idea mi lascia andare e se ne va.
Questo è il tipo di vita che ho avuto. Ubriaco e con la responsabilità di una bicicletta, com'era scritto in un rapporto della polizia irlandese. Ubriaco di vita, significa, e senza conoscere il prossimo passo. Ma sulla strada prima dell'alba. E il viaggio. Per metà terrificante, per metà esilarante.

Ray Bradbury
Ubriaco e con la responsabilità di una bicicletta in
Lo zen nell'arte della scrittura
Libera il genio creativo che è in te
traduzione di Paolo Nori e Salim Catrina
DeriveApprodi 2000


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