domenica 5 maggio 2013

Il vento parla una lingua che conosco bene

Non siamo più abituati alla variabilità del tempo. All'idea che il cielo possa cambiare all'improvviso, come una piccola prova che ci riserva il destino. Cerchiamo stabilità nel tempo e fingiamo di essere variabili, duttili e sorprendenti nella vita di ogni giorno. È del tutto inutile. Il tempo che cambia è un modo dell'attesa, sono i colori che virano, i movimenti delle nuvole quando le nuvole sembrano parlarsi una con l'altra; il tempo che cambia è il vento quando si alza e vuole suggerirti le cose, e qualche volta sembra conosca le tue parole, e altre parole in lingua straniera, la lingua lontana da cui proviene e da cui prende il nome.
Non siamo più abituati ai profumi che cambiano quando tutto prende a inumidirsi e quando il sole, intermittente, sembra lanciare segnali Morse a un mondo che non sa decifrarli. Non sappiamo accogliere la pioggia addosso senza correre per proteggerci dall'acqua, e non sappiamo guardarla, per capire se è perpendicolare come antichi dadi persiani, o se è obliqua, come in certe storie che scrive Gabriel Garcia Márquez. Se è incerta o decisa, se divide il cielo con il sole o invece scurisce le ombre e si colora di verde o di giallo. Oggi il cielo sta cambiando, il tempo si fa diverso. E il vento parla una lingua che conosco bene.

Roberto Cotroneo

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Lorenzo Barbera editore 2013

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