Proust era infaticabile, dove lo trovava il tempo per scrivere tanto e darsi alla vita mondana è per me un mistero. Traduceva Ruskin, scriveva saggi critici, un romanzo, Jean Santeuil , e poi lettere, diari... Scriveva la Recherche e la correggeva nello stesso tempo. Dalle correzioni che Proust faceva alle bozze del suo romanzo - che soltanto a guardarle sulla pagina per gli infiniti richiami, riporti e ghirigori facevano impazzire i tipografi - si capisce che la pagina cresceva quasi per conto suo, come una pasta che sta lievitando. Mentre lui la scriveva la pagina si scriveva. E le sue correzioni nascevano da una mai soddisfatta osservazione del mondo, delle persone, della società, degli oggetti, che lui guardava con lo sguardo con cui guardava i campanili di Illiers, le sue epifanie...
Raffaele La Capria
(Proust, maestro senza allievi italiani, Corriere della Sera del 26/11/2012)
1 mese fa
Nessun commento:
Posta un commento