lunedì 30 agosto 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/540. Oltre l’azzurrità del cielo, una goccia ostinata e la sua pietra

 



Oggi non mi sono mossa da casa, non sono uscita a respirare il giardino, non ho colto le rose né altri fiori, non sono andata nell’orto, non sono andata al mare. Troppo presa da quello che sto scrivendo, ho scelto di circoscrivere tutto il mio mondo in questo studio che zampilla parole, mie e di altri e non accetta rallentamenti o soste. Qui sono davvero a casa e penso alla città silenziosa quanto basta perché i suoi ricordi mi arrivino intatti. Vado a zig-zag tra libri scritti da altri e i miei, raccolgo i post-it sparsi, prendo appunti con la penna arancione e segno in verde le cose che vanno bene. Più verde che rosso su queste pagine, le ho rilette così tante volte prima di stamparle, anche se non amo leggere sullo schermo, ho imparato a farlo per comodità e per non sprecare carta. Ma la vera lettura è sempre l’ultima, quando sento il peso dei fogli in mano e mi rallegro, avvolta nell’azzurro dall’alba sino a questi momenti, poco prima del tramonto.

 

 

Perché le sillabe raggiungano le stelle

 

Lo spirito è azzurro questa

sera, come se avesse rubato

al cielo tutta la sua parvenza.

Sa lo spirito che dietro il cielo,

oltre l’azzurrità e le nuvole è

nero anche il cielo? Nero come

l’assenza e come la disperazione?

Se lo spirito non conoscesse

il nero, non avrebbe cercato quel

colore che suggerisce estate e

quiete, quel colore che sposa

le chiome degli alberi e allarga

il respiro. Quando è nero

lo spirito, se ne sta chiuso

in se stesso, e declina ogni

parola in sillabe, perché

così è sicuro che almeno

loro raggiungeranno le stelle

nel nero del cielo.  

  

Ci vuole un’ostinazione da goccia sulla pietra per scrivere solo perché si deve farlo, e questa ostinazione io la conosco molto bene. Mia madre mi chiamava gocciareddra nel suo dialetto pugliese che risentiva però di quello calabrese di mio padre. Com’è intuibile gocciareddra è una persona, spesso una bambina, ostinata, testarda e determinata. Qualcuno che goccia dopo goccia scava qualunque pietra, non importa in quanto tempo. Quel che importa è avere raggiunto il proprio obiettivo. Gutta cavat lapidem.

 

Una Cronaca questa, la 540 di lunedì 30 agosto del secondo anno senza Carnevale, che non ha reclamato movimento, ma solo parole. Che a volte sono ricordi, a volte solo promesse, a volte sono piccole gocce che hanno appena iniziato a scavare la loro pietra.

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