sabato 14 agosto 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/524. L’estate è un’onda che dice memoria e poi oblio

 

 


 

Dolci pomeriggi estivi dove l’aria è calda ma sopportabile e nel giardino sento ronzare le api e nei campi le cicale. Dopo il picco dell’ora meridiana, il sole declina e possiamo continuare a restare in silenzio ma vicini. Qui nella terra ai piedi delle Montagne della Nebbia, l’estate è la stagione dei ritorni, più che le partenze sono gli arrivi degli abitanti che si erano dispersi nelle passate stagioni. Tutti avevamo molto da fare negli altri luoghi della nostra vita, ma sapevamo che ci saremmo ritrovati alla Casa delle Parole. E uno alla volta siamo arrivati, la badessa è arrivata dal monastero di Colorno, il re e la regina dal loro castello che sta sulla montagna più alta, il misterioso architetto e il sapiente guerriero sono arrivati insieme, perché insieme hanno viaggiato. Domani andremo alla Casa delle Tre Sorelle, in riva al mare, ma oggi siamo rimasti qui a salutarci senza neanche alzarci da amache e lettini. L’ombra del giardino è vasta come la notte e ci saluteremo dopo, quando farà meno caldo. A turno andiamo ad aggiungere ghiaccio nelle brocche di acqua e limone, aromatizzata con la menta. Le pesche ben mature sono nella grande ciotola di terracotta smaltata di bianco e di verde, sono protette da un coperchio retato e le vespe ronzano un po’ intorno e poi se ne vanno. Sono stata la prima ad alzarmi e con il poeta sono andata a raccogliere gli ortaggi per la cena: pomodori, melanzane, peperoni e basilico per aromatizzare sia il sugo che l’insalata. Ora che il sole è sceso possiamo anche fermarci a innaffiare senza rischiare che le foglie brucino, l’odore della terra sale verso di noi inconfondibile e tutte le estati della nostra vita esplodono in quei pochi istanti, perché la memoria è un profumo prima ancora che un sapore o un volto. Sul sentiero incrociamo anche la coppia dei lupi che non vedevamo dalla scorsa primavera, sono sempre maestosi e affettuosi, ci salutano e poi corrono via per arrivare a casa prima di noi. Ora che il vento è girato sentiamo il rumore del mare e anche l’aria si fa salata, qui mi dimentico di tutto e sono costretta allo stesso tempo, a ricordare tutto, perché questo giardino, questa casa, sono il riassunto di tutte le case e di tutti i giardini, questa estate che si srotola un giorno dietro l’altro, è la somma di tutte le estati. Domani è Ferragosto, festività laica e popolare, paragonabile forse al Primo Maggio, domani celebreremo il solleone, la pausa dalla vita ordinaria, domani sarà un giorno speciale. Ma oggi è la vigilia e stasera potremo iniziare a raccontare, perché è la notte che ci dispone a rievocare le cose che sono state e a immaginare quelle che potrebbero essere o che mai saranno.

 

 

 

Ci immergiamo nella notte

 

Le voci si levano dal

buio, ci accompagnano

sul sentiero che ancora

non conosciamo. Perché

è nuova l’estate e siamo

nuovi anche noi, il sole

ha bruciato la nostra

pelle, scorticato le spalle,

ci ha tolto le forze e ci

ha compensati con altri

sogni mai sognati. Ci

immergiamo nella notte

come se fosse un mare

e non abbiamo paura

delle ore che verranno.

Intorno a noi escono

le lucciole e il buio ha

voci che ora riconosciamo,

ora che le stelle precipitano

nel giardino e anche

la fontana tace per ascoltare

la tua cara voce che amo

più di ogni altra al mondo.

 

 

Così scende la sera qui, intorno alla Casa delle Parole, entro in cucina e vado a lavare i pomodori e le melanzane per fare il sugo. Il profumo del basilico sovrasta ogni altro profumo, anche se nell’aria resta quel vago sentore di legna bruciata, di brace nel camino.

 

Oggi è sabato 14 agosto del secondo anno senza Carnevale e questa Cronaca 524 è rossa e tonda, un po’ bitorzoluta, come un pomodoro ben maturo.

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