venerdì 6 agosto 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/516. Ogni libro è la promessa di un viaggio

 


Il viaggio inizia con l’euforia, con il desiderio di scoprire nuovi luoghi, nuovi cieli e incontrare persone sconosciute. Di assaporare sapori inconsueti, di immaginare come sarebbe vivere in un altro paese o città. Noi umani abbiamo bisogno di cambiare, il nostro cervello ha bisogno di stimoli nuovi ogni giorno, abbiamo bisogno di imparare. Ma insieme a questo bisogno di movimento, a questa irrequietezza convive in noi il bisogno di stare, di costruire la nostra casa, il nostro rifugio, di creare un ambiente dove crescere i figli, condividere il tempo con le persone che amiamo, dare una dimora ai ricordi. Vogliamo allo stesso tempo una cosa e l’altra e nel tempo oscilliamo tra questi due movimenti della nostra natura profonda che sono imprescindibili. Abbiamo desideri polarizzati che si contraddicono, il nostro animo è una contraddizione e si parte anche per il gusto di ritornare, e poi si sta chiusi in casa pensando al prossimo viaggio. Ho familiarità con i lunghi viaggi di andata, e ritorno, in auto grazie alle estati trascorse in Calabria con la mia famiglia e poi ai vagabondaggi giovanili in giro per tutta Europa. Auto e campeggio continuano a essere una combinazione irresistibile per me. E ho sempre fantasticato sui viaggi, a partire dalla lettura infantile di Jules Verne e del suo romanzo Il giro del mondo in 80 giorni. Che bello viaggiare in compagnia di Phileas Fogg in un mondo che non esisteva neanche più. E poi Marco Polo e Il Milione, l’Odissea, e poi la scoperta di Bruce Chatwin, Nicolas Bouvier, Robert Byron, Patrick Leigh Fermor, Alexandra David-Neel, Isabelle Eberhardt, Paolo Rumiz, Predrag Matvejevic, Luis Sepulveda, Norman Douglas, Andrea Bocconi, Simone Perotti e Marco Steiner, di cui ho comprato oggi, Nella musica del vento e poi chissà quanti altri che sto dimenticando.

Ogni libro è la promessa di un viaggio, un viaggio che qualcun altro ha compiuto e poi ha voluto raccontare. I libri di viaggio sono un eccellente antidoto alla nostra irrequietezza che niente riesce mai davvero a placare. I libri dove non ci sono viaggi sono lo stesso uno strumento per viaggiare nel tempo e nello spazio e poi ritornare, mai davvero uguali a chi eravamo quando siamo partiti.

 

 

Viaggiare è il tradimento del focolare

 

Cerchiamo l’ombra, nostra

sovrana nei mondi nuovi e

poi le orme di chi è passato

prima di noi. Abbiamo Itaca

che ci aspetta e il silenzio

declinato nelle lingue che non

parliamo. Forse avremo

circumnavigato il mondo,

ma quando torneremo,

il cielo non sarà lo stesso e

nemmeno il nostro mare

interno, ce lo dirà lo specchio

l’enorme cambiamento, quel

tradimento del focolare che

abbiamo distrutto e poi

ricostruito, della barca che

abbiamo sognato e che

ci ha portato in ogni altrove,

in ogni sogno, in ogni poesia.

 

 

 

Ecco, sono pronta a partire, finirò il giro della stanza, saluterò la casa. E partirò con un libro nuovo e un taccuino intonso.

Oggi è venerdì 6 agosto del secondo anno senza Carnevale e questa Cronaca viaggiatrice è la 516, ancor più desiderosa di andare di quanto non lo sia io.

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