mercoledì 22 agosto 2012

La civiltà della carta


Sul tavolo di legno ho riposto un foglio azzurro, un quaderno con la copertina marmorizzata bianca e nera, un quotidiano, un mazzo di carte, un bicchiere marrone e beige, un piatto giallo, un foglio illustrato con fiori stilizzati per impacchettare, un libro con la copertina rossa, un libro con la copertina nera, una vecchia fotografia in bianco e nero degli anni Sessanta, un calendario dell’anno passato, un’agenda dell’anno che verrà, una cartelletta con l’elastico di cartoncino grigio, una lettera scritta a mano, un mazzo di foglietti di appunti ingialliti dal tempo, tanti ritagli di vecchi giornali.
Cosa sarebbe la nostra vita senza la carta?
Immagina di far sparire tutti questi oggetti, potresti vivere senza?
Certo mi dirai, posso scrivere sul mio IPad o sul mio IPhone o sul mio pc. Tutto potrebbe sparire tranne la carta per impacchettare, il piatto e il bicchiere. Tutti gli altri oggetti servono solo come supporti alla scrittura e alle immagini.
Allora adesso sono con un tavolo vuoto, per cercare i  miei appunti, le fotografie, il libro che sto leggendo salto da una videata all’altra.
Scrivo e leggo esattamente come prima. Quasi come prima.
Non mi piace il tavolo vuoto. Quando scrivo voglio vedere intorno a me proprio quegli oggetti che ho elencato, e poi i pennarelli e le matite colorate, la stilografica con l’inchiostro turchese.
Senza carta sono un navigatore senza sestante.
La carta è una grande compagnia, la carta che era albero, la carta che sarà libro, la carta che custodisce i ricordi importanti.
La carta è la casa delle parole, è dove sostiamo presi tra l’istante e l’eternità. Non abbiamo altro luogo che ci appartenga se non la memoria e il filo sottile della carta che noi custodiamo.
Guardo fuori dalla finestra e saluto l’acero che copre la casa di fronte.
L’albero che non sarà carta e mi darà l’ombra, la carta che hai tenuto tra le mani e che continuerà a dirmi che sei esistito.
Che ero nei tuoi pensieri, poi nelle parole, e con le parole viaggio attraverso il tempo e tu sei ancora lo stesso.
Giovane e circondato di carta sul tuo tavolo nell’ombra della stanza, sul tuo tavolo nel sole a picco della Provenza.
Ancora scrivi e così da un capo all’altro del tempo sappiamo
che non abbiamo perduto quel momento ma solo il suo profumo.

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