Quando cominci a
scrivere in prima persona, se le storie sono rese così reali che la gente ci
crede, la gente che le legge quasi sempre pensa che le storie siano davvero
successe a te. Questo è naturale perché quando le stavi inventando dovevi farle
succedere alla persona che le stava raccontando. Se lo fai in modo
sufficientemente efficace, accade che la persona che sta leggendo finisce col
credere che le cose siano successe anche a lei. Se riesci a farlo stai
cominciando a ottenere quello a cui miravi, cioè fare qualcosa che diventerà
parte dell’esperienza del lettore e parte dei suoi ricordi. Ci devono essere
delle cose che lui non ha notato leggendo il racconto o il romanzo che, senza
che lui lo sappia, entrano nei suoi ricordi e nella sua esperienza in modo da
essere parte della sua vita. Fare questo non è facile.
Quello che, se non
facile, è quasi sempre possibile fare ai membri della scuola investigativa di
critica letteraria è provare che l’autore di narrativa scritta in prima persona
non può ragionevolmente aver fatto tutto quello che il narratore ha fatto e,
forse, niente del tutto. Quale importanza abbia questo o che cosa provi se non
che l’autore non è privo di immaginazione o di capacità inventiva io non l’ho
mai capito.
Nei primi tempi in cui
scrivevo a Parigi io inventavo non solo sulla base della mia esperienza ma
anche delle esperienze e delle conoscenze dei miei amici e di tutte le persone
che avevo conosciuto, o incontrato da quando ero in grado di ricordare, che non
erano scrittori. Ho sempre avuto la fortuna
che i miei migliori amici non fossero scrittori e di aver conosciuto molte
persone intelligenti capaci di raccontare.
Ernest Hemingway
Festa mobile
traduzione di Luigi Lunari
edizione restaurata
Oscar Mondadori giugno 2011
Festa mobile
traduzione di Luigi Lunari
edizione restaurata
Oscar Mondadori giugno 2011
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