domenica 28 marzo 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/385. Scrivere prosa con gli strumenti della poesia: Virginia lo sapeva fare

 


 

Impossibile non pensare a Virginia Woolf oggi, sono ottanta anni giusti dal giorno in cui, a 59 anni compiuti da poco più di due mesi, si uccise calandosi nelle acque gelide del fiume Ouse nel Sussex, vicino alla sua residenza di Monk’s House. I suoi ultimi testimoni di questa realtà furono alberi e pietre.

 

Canto dell’albero mutilato

 

Eravamo fermi sulla riva, da anni

nello stesso posto. L’abbiamo

vista scendere, raccogliere pietre,

l’abbiamo vista camminare fino

al centro dell’acqua. I sassi

gridavano, sapevano che li

avrebbero giudicati colpevoli,

come siamo colpevoli noi che

non abbiamo avuto neanche

la forza di cercare un vento così

forte da trascinarla indietro.

Verremo ricordati come i suoi

ultimi testimoni, noi che non

potevamo gridare, vi diciamo

adesso addio e a lei diciamo

grazie per averci resi immortali

nel suo ultimo sguardo terreno.

La volta del cielo l’ha accolta mentre

questo mio canto mutilato nasce

dalla sua grazia e dal suo pensiero.

 

 

In tutto il mondo sono in corso celebrazioni woolfiane, chissà se lei immaginasse l’eco profonda e inarrestabile che i suoi libri avrebbero prodotto nei tempi futuri.

Amo incondizionatamente ogni cosa che ha scritto a partire dal Diario di una scrittrice nell’edizione Oscar Mondadori con la sua più celebre fotografia in copertina. Il libro era di proprietà del dottor Gherardo P., e suo fratello Giorgio me lo prestò, una sera che eravamo a cena a casa dell’incauto dottore che era in viaggio in Medio Oriente, forse in Afghanistan, insieme a Il gioco delle perle di vetro di Hermann Hesse. Per vicissitudini estranee a questa Cronaca, i due libri rimasero in mio possesso e lo sono tutt’ora.

Amo la scrittura di Virginia Woolf perché lei è riuscita a scrivere prosa con le tecniche e gli strumenti della poesia. Metafore e similitudini zampillano nei suoi scritti a ogni pagina e da questa forza immaginativa, mi sono sempre lasciata incantare. Non voglio fermarmi a questo triste anniversario, alla sua lapide dove è incisa la frase «Le onde si infrangevano sulla spiaggia» o «le onde si ruppero a riva», come ha scritto Nadia Fusini nella sua nuova traduzione che chiude il suo celebre romanzo. Voglio iniziare a  pensare al 2022, quando saranno trascorsi 140 anni dalla sua nascita, voglio pensare all’incontro con Sigmund Freud, a Londra nel 1939, quando lui le regalò un narciso per accomiatarsi e lei scrisse nel suo diario: «Cominciato a leggere Freud ieri sera; per ampliare la circonferenza: dare al mio cervello un più vasto raggio: renderlo obiettivo: uscire da me stessa. E sconfiggere così il restringimento della vecchiaia»

Così, per chiudere questa breve Cronaca 385 di domenica 28 marzo del secondo anno senza Carnevale, vi invito a leggere anche il profilo biografico di Virginia Woolf che ho scritto per l’Enciclopedia delle donne.

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