giovedì 4 marzo 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/361: dove il silenzio chiama la sua notte

 


 

Cosa sono gli anni? Cosa sono i giorni? Entriamo nel tempo sotto un cielo e lasciamo l’eternità dietro di noi. Usciamo sotto un diverso cielo e l’eternità è intatta, così come l’avevamo lasciata. Fare esperienza del mondo è dimenticare nel tempo l’esperienza dell’eternità che può essere solo un orizzonte di riferimento, un luogo che può esistere solo nella nostra immaginazione sino a che viviamo immersi nel tempo. Quel che il mondo fa di noi, ciò che noi facciamo al mondo, è il carico che ci porteremo dietro quando il tempo sarà finito. È crudele pensarlo, ma inevitabile. Siamo creature del tempo tanto quanto del sogno e dell’immaginazione. E crediamo nell’eternità perché sentiamo la sua potenza che si irradia in noi e intorno a noi.

Scrivo queste brevi note più per rassicurare me stessa che per condividerle, oggi. Ci sono giorni come questo, dove l’eternità ha scurito il cielo, dove sento onde sconosciute che attraversano il fiume e il giardino. Non posso essere muta testimone, così raccolgo qualche frammento e ne faccio poesia.

 

Quando l’invisibile ci indica il cammino

 

Nel regno del silenzio esistono

particelle invisibili e frammenti

delle nostre voci che vorticano

ancora cercando il centro, quel

centro immaginato che la poesia

reclama. Quando particelle e

frammenti si toccano, ecco che

una terza forma avanza e chiede

al sonno le sue ragioni. Sono di

polvere gli anni rimasti, sono di

polvere e luce riflessa. Tutto

intorno brilla l’eternità mentre

noi camminiamo a testa bassa

occupando tutte le rive del nostro

fiume e solo l’invisibile prende

forma e solo l’invisibile ci indica

il cammino. Poi è notte, poi è

silenzio.

 

Nel giardino risplende l’eternità questo pomeriggio, è la primavera che canta e turba il quieto dormire della stagione muta. Accolgo le ombre come fa il pastore quando il gregge ritorna per il ricovero notturno. Accendo il fuoco per farle danzare, le invito a riempire i muri e a sussurrare i nomi di quelli che verranno. Io sarò l’ospite inatteso in questo vagabondare tra le stelle e questa realtà, dove sono poche le luci, molti i misteri e dove gli anni si fanno densi e bisognosi di parole. Cosa sono gli anni? Cosa sono i giorni? Ombre, un’ombra, un sussurro, l’eternità che cerca casa.

Oggi è giovedì 4 marzo del secondo anno senza Carnevale. Quando l’invisibile ci indica il cammino, l’ho pensata e scritta per questa Cronaca 361.

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