martedì 16 marzo 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/373. Onde, come onde sulla stessa spiaggia

 


 

Torno sempre sui miei passi, ripercorro gli stessi sentieri, gli stessi pensieri e interrogativi. Oggi la città era silenziosa e splendente, lo stesso sole e lo stesso vento di un racconto, “Domani scrivo una lettera a Mauro” letto su una rivista a tredici anni, quando ero innamorata di un ragazzo più grande che si chiamava, appunto, Mauro. E la protagonista e la sua rivale si chiamavano proprio come me e la mia rivale che era Antonella. Già vivevo almeno un terzo della mia vita nei libri che leggevo, quell’estate scrissi un racconto che vinse un premio letterario, devo averlo già raccontato, e decisi che da grande sarei diventata una scrittrice. Iniziai a provare quella cieca fede nelle parole scritte e nei libri, anche se subito avrei avuto prova che i libri mentono anche quando dicono la verità, che ogni storia è una menzogna. Avrei dovuto imparare che anche la menzogna diventa vera quando è scritta e io posso andare a leggerla ogni qual volta ne sentirò il bisogno. La mia compagna di classe Antonella strappò dal mio diario le pagine dove avevo incollato il racconto e riuscì a “mettersi insieme” a quello spericolato ragazzo che di anni ne aveva diciannove e non avrebbe dovuto mettersi con una ragazzina. Antonella non perdeva occasione di sbattermi in faccia la sua conquista, ma io non le badavo. Al Mauro reale avevo sovrapposto il ragazzo del racconto, chi se ne importava di loro due?

Con gli anni ho via via sottratto tempo alla lettura per scrivere e mi manca quel tempo da lettrice assoluta e spensierata dove potevo ricominciare un libro che mi era piaciuto non appena lo avevo finito. Ho scoperto poi che leggere due volte di fila lo stesso libro, è il modo migliore per memorizzarlo. Ogni tanto lo faccio ancora, ma il tempo è così poco…

 

L’isola che ci ha salvato

 

Onde, come onde sulla stessa

spiaggia, i ricordi sono quello

che resta dopo il movimento:

una stella marina, una conchiglia

vuota, un’impronta svanita, quel

sasso che hai gettato, il ramo

venuto da lontano, una pigna

ancora verde che ci racconta del

vento che ha soffiato dalle montagne.

Questa è la verità della memoria:

essere il lento naufragio della nostra

vita e al contempo l’isola che

ci ha salvato.

 

Non so cosa ne sia stato di quella compagna di scuola, né del bel Mauro che faceva innamorare tutte le ragazze. Ma importa? No, importa che da qualche parte, nella mia immaginazione e nella mia memoria, ci sia ancora quella giornata di vento e sole di cui avevo letto e di cui, ora, ho anche scritto, qui nella mia isola che sfida tempeste e naufragi anche con questa Cronaca 373 di martedì 16 marzo del secondo anno senza Carnevale e con la sua poesia inedita L’isola che ci ha salvato.

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