Una perfetta felicità ha uno stile
molto essenziale, qualità che ricorre
in altri suoi libri. Lei in passato
ha dichiarato che il suo romanzo
ideale avrebbe dovuto
infondere «una devastante gioia
estetica» in ogni sua pagina. Ha
raggiunto quest’obiettivo?
«No. Anche perché ho cambiato
idea. Le pagine di un romanzo devono
risultare piacevoli alla lettura,
ma non è una catastrofe se qualcuna
non lo sia. Un libro non può essere
giudicato da questo. Piuttosto,
credo che l’impegno e il duro lavoro
di un aspirante scrittore siano sicuramente
importanti per avere successo
in letteratura. Tuttavia, ciò
non basta. Puoi sbatterti quanto
vuoi, ma, se non hai talento, non vai
da nessuna parte».
E che cos’è il talento?
«È difficile da spiegare. Talento
non significa solo saper scrivere bene.
È altro. È un istinto, ecco».
Come quello di volare, nella sua
precedente vita?
«No, non vedo una connessione in
tutto questo. Avevo iniziato la carriera
in aeronautica ed ero diventato
pilota. Poi ho abbandonato tutto
per fare lo scrittore. Ma sono due cose
diverse. Volare è molto più facile che scrivere un libro, mi creda»
frammento dell'intervista di Antonello Guerrera a James Salter
Repubblica martedì 27 gennaio 2015
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