… I miei romanzi e miei racconti sono a volte più fantastici, a volte
meno. Ma la scrittura non cambia. In questo romanzo è stato come negli altri. Ho
nuovamente sentito la stessa brezza: ricevo notizie dall'altra parte.
È sempre stato
così?
La prima volta mi è successo con Nel segno della pecora, trent'anni fa. Ero seduto alla scrivania, quando di colpo è comparsa davanti a me una strana
creatura, il pastore. Veniva
dall'altra parte. Non sapevo chi
fosse, né che cosa volesse da me. Sapevo
però di averne bisogno. Mi stava arrivando
una notizia. Quindi l’ho descritto. Di
più non ho dovuto fare.
Come prende queste
visioni? Lei è religioso?
No, ma credo nella forza dell'immaginazione. E che non c’è solo
una realtà. Il mondo vero e un altro mondo irreale esistono entrambi, e sono
strettamente collegati. Talvolta, si mischiano. E quando voglio, quando mi
concentro con molta forza, posso passare all'altro. Posso anche andare e
venire. Questo è ciò che accade nella mia narrativa. Le mie storie si svolgono
qualche volta da una parte, qualche volta dall'altra. Ormai non sento la differenza.
È una sorta di
spiritismo letterario?
È qualcosa che ha a che fare con la scrittura. Con le cose che mi
vengono incontro nell'immaginazione e che mi aiutano a scrivere la storia.
Possono essere unicorni, pecore, elefanti, gatti, ma anche l’oscurità o la
musica. Tutto ciò acquisisce un’anima soltanto quando ne scrivo. È una forma di
animismo. Le cose mi vengono incontro senza che io le richiami. Devo solo
concentrarmi molto.
Lei parla di queste
cose come se esistessero da sempre.
A volte mi sento un narratore della preistoria. Gli uomini che mi
ascoltano stanno seduti in una caverna. Sono intrappolati perché fuori piove.
Ma anch'io ci sono e racconto loro qualche storia. Sono circondato dall'oscurità,
però quegli elementi spirituali stanno attorno a me, devo solo acchiapparli. So
naturalmente quanto sia terribile la vita nella caverna. Il mio compito consiste
quindi nel fare scordare quella vita a chi mi ascolta. È per questo che ho sviluppato
una tecnica. Anche se alcuni sono convinti che non sia determinante, è solo
grazie alla tecnica che una storia diventa anche una buona storia.
Come ha sviluppato
questa tecnica?
Non l’ho imparata. Ho semplicemente scritto e continuato a
scrivere con serietà. La mia tecnica si è sviluppata da sola.
frammenti dell'intervista a Haruki Murakami di Ronald Düker
Espresso 6 febbraio 2014
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