Qual è il valore che attribuisce alla metamorfosi?
«Il mio è un discorso
sul potere e sulla flessibilità che ha fantasia di portarci fuori dalle
circostanze ordinarie della nostra vita, di trasportarci in luoghi in cui
possiamo acquisire una prospettiva completamente diversa su chi siamo o sul
senso delle nostre azioni. Il cambiamento, brutto o piacevole che sia, avviene
attraverso il corpo, e come i botanici innestano le piante, cerco di produrre
nuove forme di vita offrendole ai lettori».
L'innesto è una metafora valida
anche sul piano personale?
«Sono figlia di operai e in più sono stata adottata.
Uno dei motivi per cui mi hanno sempre affascinato le storie degli irregolari e
dei loro istinti distruttivi è perché mi sentivo una fuori casta. Ho molto
amato il personaggio di Heathcliff in Cime Tempestose: un ragazzo orfano che
vuole essere accolto dalla società ma ne è rifiutato. Lo scrittore è del resto
un escluso, un diverso persino, che tenta di ricondurre all'interno della società
ciò che alla società è assolutamente necessario».
In che modo definirebbe la
creatività?
«È qualcosa che dura ininterrottamente per tutta la vita. Dal
bambino che fa uno scarabocchio a Picasso che crea un'opera d'arte... tutti gli
esseri umani potrebbero essere degli artisti. Ad un certo punto la creatività
ci viene portata via con la scusa che è soltanto per pochi. Non sono d'
accordo. L'impulso creativo, che si presenta a diverse diluizioni e dosaggi,
abita tutti quanti noi».
frammenti dell'intervista di Sebastiano Triulzi a Jeanette Winterson
Repubblica 19 marzo 2011
2 settimane fa
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