"Non esiste vita senza
pazienza". Questo concetto viene espresso almeno due volte ne Lo scrittore
fantasma. Può svilupparlo un po?
L'unico
modo in cui posso svilupparlo è ricordando che queste parole non le pronuncio
io, ma un personaggio del libro, l'eminente autore di racconti E. I.
Lonoff. È una massima che Lonoff ha
ricavato da una vita passata ad arrovellarsi sulle frasi, e contribuisce un
po', spero, a caratterizzarlo come scrittore, marito, eremita e mentore. Un
personaggio di fantasia prende vita attraverso quello che dice e quello che non
dice, è uno dei mezzi che usa il romanziere. Il dialogo è un'espressione dei
loro pensieri, delle loro convinzioni, delle loro difese, della loro arguzia,
degli scambi di battute ecc., in generale una raffigurazione del loro modo di
reagire. Io cerco di raffigurare in Lonoff un'aria verbale di distacco e
simultaneamente di impegno, e anche la sua indole pedagogica, in questo caso
mentre parla a un giovane protetto. Quello che un personaggio dice è
determinato dalla persona con cui parla, dall'effetto che auspica e
naturalmente da chi è il personaggio e da cosa vuole nel momento in cui parla. Altrimenti
è solo un parapiglia di opinioni. È propaganda. Qualunque segnale
trasmettano quelle parole che lei ha citato derivano dalla specificità
dell'incontro che le suscita.
incipit dell'intervista di Cynthia Haven a Philip Roth
Repubblica sabato 22 febbraio 2014
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