sabato 8 febbraio 2014

La scrittura privata è il collaudo del romanzo

Ci sono scrittori che esistono nel nostro immaginario come immersi in un naufragio. Sappiamo che ci sono, riusciamo persino a intravederli ma la percezione che abbiamo di loro, fragile e incostante, più che dal nostro desiderio di continuare a interrogarli sembra dipendere dai movimenti caotici delle onde. A lungo accettiamo che sopravvivano come relitti; poi un giorno qualcosa cambia, il naufragio si fa più mite, dai marosi affiora una voce che sembrava perduta. Tra questi scrittori, perduti e poi all'improvviso ritrovati, 
c'è Julio Cortázar. Mentre si festeggiano i cinquant' anni dalla pubblicazione di Rayuela (in italiano Il gioco del mondo, probabilmente il suo capolavoro), 
nell'arco dell' ultimo anno si vive nel nostro Paese un ritorno d' attenzione nei confronti dello scrittore argentino naturalizzato francese.
(…)

Per le edizioni Sur, infine, esce Carta carbone. Lettere ad amici scrittori (curatela e traduzione di Giulia Zavagna), il primo titolo di quella che nel tempo, in forma di trilogia, sarà l'edizione dell'epistolario cortazariano. Accuratamente conservate dallo stesso scrittore tramite il ricorso sistematico alla carta copiativa, le lettere destinate, tra gli altri, a Borges, Fuentes, Galeano, Lezama Lima, Paz, Cabrera Infante, Vargas Llosa, Soriano, nel comporre una mappatura dei rapporti tra narratori fondamentali del secondo '900 sono soprattutto l'occasione per verificare che in Cortázar ogni esperienza di scrittura possiede un'intenzionalità autoriale. 
Come segnalato dalla curatrice nella prefazione, «il carteggio diviene una sorta di zona franca in cui realtà e finzione si mescolano»; il racconto personale di ciò che è accaduto o che è stato immaginato travalica l'argine della relazione privata valendo da spunto per future narrazioni. La scrittura privata, in sostanza, è sempre e inevitabilmente il collaudo di qualcosa che con molta probabilità diventerà racconto o romanzo. Per Cortázar l'affetto per il proprio interlocutore - un sentimento che si esprime anche come ironia, piglio critico, dissenso - è un naturale combustibile letterario. 
Mentre per noi leggere ancora le sue pagine, continuare ad abitare la sua voce, è il modo in cui, salvandolo e salvandoci da ogni eventuale naufragio 
dell'attenzione, si esprime l' affetto nei suoi confronti. 

recensione di Giorgio Vasta dedicata a Julio Cortázar
Repubblica 2 luglio 2013

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